C’è chi si è sempre trattenuto dall’acquisto di un assistente personale intelligente per il timore che questo dispositivo, per quanto utile possa essere, possa anche rappresentare un grande rischio per la propria privacy, temendo di essere intercettati. Gli assistenti personali intelligenti, infatti, funzionano secondo un comando vocale (che nella maggior parte dei casi consiste nel pronunciare il nome dell’assistente stesso), e pertanto sono perennemente in ascolto di tutto ciò che viene detto e pronunciato nella stanza in cui il dispositivo è situato, in attesa di ricevere il comando e svolgere le funzioni richieste.
Ed è proprio quanto accaduto ad un cliente Amazon lo scorso Agosto: oltre mille conversazioni private registrate da Alexa sono state inviate ad un perfetto sconosciuto, un tale che ha dichiarato di non essere addirittura neanche in possesso del dispositivo di casa Amazon.
AlexaLeaks: conversazioni private inviate ad uno sconosciuto
A riportare l’accaduto è stata la rivista tedesca C’T Magazine. Lo scorso Agosto, un utente di Amazon.de ha richiesto ad Amazon il rilascio dei suoi dati personali che sono stati raccolti, ricevendo solo qualche mese dopo la richiesta un file ZIP di 100MB. Dopo aver scaricato e aperto il contenuto della cartella, l’utente ha notato di non aver solo ricevuto i dati richiesti, e dunque informazioni relative all’uso quotidiano di Amazon (come le ricerche effettuate), ma di aver ricevuto anche circa 1,700 file audio e PDF in cui venivano elencati i comandi vocali inviati ad Alexa.
Stupito e confuso nel ritrovarsi in possesso di file del genere, l’utente non solo non ha riconosciuto la sua voce nei file audio che gli sono stati inoltrati, ma ha anche affermato di non avere in realtà mai fatto utilizzo di Alexa, l’assistente personale intelligente di Amazon. Anche se i file audio ricevuti non hanno riportato alcuna informazione compromettente, dalle conversazioni private registrate sono comunque trapelate informazioni relative agli orari di lavoro, viaggi ed abitudini della vittima dell’accaduto, quest’ultimo ancora non identificato.
Amazon Alexa: conversazioni private inviate a sconosciuti, Amazon si difende, “errore umano”.
Amazon ha cercato di giustificare l’accaduto parlando di errore umano. Eppure non si tratta del primo caso di violazione della privacy compiuto da Amazon. Già lo scorso Maggio, infatti, una famiglia di Portland ha dichiarato che Alexa avrebbe registrato ed inviato una conversazione privata ad un contatto a caso.
Insomma, certamente questi accaduti hanno allarmato non solo i clienti Amazon, ma tutti coloro che sono in possesso di un assistente personale intelligente.