Synamedia, società britannica, ha presentato al Consumer Electronics Show di quest’anno un nuovo servizio che sfrutta il machine learning per permettere ai servizi di streaming video e musicale – come Netflix e Spotify, giusto per citarne i più famosi – di individuare gli utenti che condividono le proprie credenziali di accesso all’account con amici, familiari o perfetti sconosciuti.
La pratica dell’account sharing è infatti molto diffusa tra gli utenti di Netflix e Spotify, ma più in generale di un qualsiasi servizio di streaming, in quanto grazie a ciò si riescono ad ammortizzare notevolmente le spese. Basti pensare che, nel caso di Netflix, l’account sharing permette di risparmiare oltre dieci euro sul prezzo totale della tariffa, se si considera che Netflix Premium viene ceduto al costo di 13,99 euro al mese, e questa somma viene poi ripartita tra tutti coloro che condividono l’account (per un massimo di quattro persone), potendo così usufruire di Netflix Premium per soli 3,50 euro al mese. Discorso analogo anche per quanto riguarda Spotify: il servizio mette infatti a disposizione degli utenti il piano Premium for Family che consente a sei differenti persone di accedere a tutti i contenuti da uno stesso account.
Secondo quanto emerso da una indagine effettuata dalla Parks Associates, ogni anno l’account sharing farebbe perdere circa 1,2 miliardi di dollari ai servizi di streaming, motivo per il quale, Jean Marc Racine, il capo responsabile acquisti di Synamedia, ha recentemente sostenuto che la condivisione casuale delle password stia di fatto diventando troppo costosa per continuare ad essere ignorata. Ed è qui che entra in soccorso il Credentials Sharing Insight, una tecnologia offre un chiaro supporto a servizi quali Netflix, Spotify, Apple Music, Xbox Live, Google Play Music etc., essendo capace di individuare gli utenti che condividono le loro credenziali di accesso ai servizi di streaming sopra citati.
“Un caso tipico può essere l’utente che guarda contemporaneamente lo stesso contenuto dalla costa Est e dalla costa Ovest degli Stati Uniti. E’ impossibile che si tratti della stessa persona, ed è quindi probabile che si tratti di condivisione”
Ha dichiarato il CTO della società britannica. Ma come funziona il servizio offerto da Synamedia?
Tutte le piattaforme di streaming video e musicale che vogliono usufruire del servizio devono iscriversi al sito di Synamedia, in modo tale da permettere a quest’ultima di procedere con l’analisi dei dati di accesso, le abitudini e i gusti degli utenti iscritti a tali piattaforme. Qualora l’intelligenza artificiale dovesse rilevare comportamenti sospetti, allora questi verrebbero comunicati alla piattaforma, e starebbe a quest’ultima poi decidere se prendere provvedimenti o, nei casi più gravi, sospendere gli account.
Per il momento, comunque, né Netflix né Spotify hanno dichiarato di voler usufruire tale servizio, anche perché entrambe le piattaforme hanno appositamente messo a disposizione dei loro utenti piani pensanti appositamente per essere condivisi con più persone, e parte del loro successo lo si deve proprio a questa opportunità che è stata concessa ai clienti. La reale intenzione di queste piattaforme è dunque ancora tutta da verificare, ma si può facilmente intuire che un passo del genere porterebbe alla perdita di una grande fetta della propria utenza.