Facebook si è guadagnata il meritato titolo di azienda leader nel campo della sottrazione dati. Lo scandalo Cambridge Analityca ed i moniti per il rispetto del GDPR sono passati inosservati ad una società che sfrutta 1.000 modi diversi per sottrarre dati personali. Poco importano le sanzioni ed i provvedimenti. Persevera a conta di rincarare al dose unificando addirittura i suoi social e le sue app Instagram, Messenger e Whatsapp così come visto in questi giorni.
Facebook maestra del furto
Con la scusa di dover offrire un servizio ritagliato sulle nostre esigenze Facebook preleva dati alle nostre spalle sfruttando modi disparati e geniali per entrarne in possesso ad ogni costo. La cosa è preoccupante al punto che sempre più utenti stanno decidendo di dire basta chiudendo i rapporti con un servizio troppo attento ai fatti nostri.
Project Atlas
Questo è il nome di un progetto facente capo ad un’app per la quale si è scoperto un giro di affari per la compravendita di informazioni. Stando a quanto riferito pare che gli utenti siano stati pagati 20 dollari al mese per fornire informazioni sensibili. Mark Zuckerberg si è guardato bene dall’offrire conferme ma in ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità.
Onavo VPN
Onavo è stata acquisita da Facebook nel 2013 che l’ha usata per raccogliere dati da navigazione online ed app usate sui dispositivi. Apple l’ha eliminata dal suo store dopo aver scoperto questo giro di truffe.
Storie Sponsor
Introdotte nel lontano 2011 le Storie sponsorizzate hanno sfruttato i dati di navigazione per creare banner pubblicitari ad hoc partendo da commenti, foto e post online sul social. Un gruppo di persone fece causa alla società che all’epoca ha dovuto sborsare 9 milioni di dollari per placare gli animi dei partecipanti alla class action di 614.000 persone. Storia chiusa.
Chiamate e messaggi Android
Dopo Cambridge Analytica la compagnia ha offerto la possibilità di scaricare in locale tutti i dati personali. Nel farlo si è assicurata di avere i permessi di accesso a chiamate e metadati SMS. Morale della storia? Anni di registri chiamate e messaggi sono nelle mani della losca compagnia.
Furto dati per chi non ha Facebook
Anche chi non ha un profilo Facebook cade nella rete del furto dei dati. Ci viene creato un profilo ombra partendo da un array di informazioni incrociate proveniente da altri profili iscritti online. Basta una semplice email ad un contatto per essere spiati. Sarà un caso che gli amici non iscritti appiano nei suggerimenti? Qui gatta ci cova.
In definitiva non c’è modo i uscire da questo circolo vizioso fin quando non verranno presi seri provvedimenti. La fusione Instagram – Facebook – Whatsapp non gioverà a molto ed anzi aggraverà ulteriormente la situazione. La vostra opinione? Diteci pure cosa ne pensate.