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Netflix accusata da Fx per alcuni dati di ascolto non credibili

La piattaforma di contenuti in streaming Netflix si trova ancora una volta al centro di una polemica incominciata dall’amministratore delegato di FX, John Landgraf. Secondo quest’ultimo la piattaforma non avrebbe ceduto dati veritieri sugli ascolti.

Solo ieri abbiamo parlato del “flop” Netflix durante l’evento sportivo più atteso dell’anno, il Super Bowl, anche se di flop non si può proprio parlare, dato che tutte le piattaforme come la seguente, hanno registrato un calo di ascolti nella serata in questione. Scopriamo ora le accuse di FX.

 

Netflix accusata da FX per i dati di ascolto

Secondo l’accusa mossa dall’amministratore delegato di FX, John Landgraf, la piattaforma di contenuti in streaming non fornirebbe dati credibili sui propri programmi. In poche parole farebbe credere che i propri show siano più seguiti di quanto in realtà lo sono. John Landgraf ha rivolto le seguenti accuse durante la sua apparizione al TCA Winter Press Tour.

Come è noto, il colosso di streaming non fornisce in modo regolare alla stampa i dati di ascolto dei propri programmi, anche perché le tecniche di rilevazione di un’emittente normale non sono le stesse di una piattaforma in streaming

. Per esempio, in un programma in diretta, la visione di tutti gli spettatori è in contemporanea, mentre sulla piattaforma gli utenti decidono autonomamente quando iniziare a guardare un contenuto.

La critica di Landgaf colpisce soprattutto il film Bird Box e la serie TV You, con rispettivamente 80 e 40 milioni di spettatori, secondo Netflix. Il CEO di FX, ha sottolineato quanto la piattaforma si riferisca all’audience media di una serie, per esempio i 40 milioni della serie TV You diventerebbero 8 milioni di audience media. Landgraf ha infine richiesto un contesto comune e un sistema di misurazione che riesca a comprendere sia le emittenti televisive che le piattaforme in streaming. Ecco le sue parole: “Credo sinceramente che le regole debbano rappresentare un bene comuni per tutti. […] L’attitudine delle compagnie della Silicon Valley che sono entrate nel business televisivo davvero mi infastidisce“.

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Pubblicato da
Veronica Boschi