Spotify ha proibito esplicitamente l’uso di ad blocker e di ogni software, così come una eventuale versione hackerata dell’app che impedisca la visualizzazione di annunci pubblicitari sulla sua piattaforma anche nel nostro Paese. Proprio poche ore fa, infatti, l’azienda ha aggiornato la documentazione italiana relativa alle condizioni d’uso del servizio di streaming musica.
Nello specifico, è stato aggiornato il paragrafo 9 inerente alle Linee guida per gli utenti: come si evince dalla stessa documentazione ufficiale, all’utente non è permesso per alcun motivo “eludere o bloccare la pubblicità nel Servizio Spotify, o creare o distribuire strumenti progettati per bloccare la pubblicità nel Servizio Spotify“. Chi violerà tale clausola, o qualsiasi altra clausola esplicitamente espressa all’interno della documentazione ufficiale circa i Termini e le condizioni d’utilizzo del servizio, andrebbe in contro alla sospensione dell’account o, in casi particolarmente gravi, la chiusura permanente.
Le nuove clausole sono entrate in vigore lo scorso 12 Febbraio, anticipando di qualche settimana quella che doveva essere la data di lancio prevista, la quale era stata fissata, appunto, per il 1 Marzo di quest’anno.
Una scelta, questa, che Spotify avrebbe compiuto per difendersi dagli oltre due milioni di utenti che, nel corso dello scorso anno, sono riusciti a sopprimere gli annunci pubblicitari senza pagare, ma facendo ricorso a specifici software di ad-blocking o comunque utilizzando versioni dell’app hackerate, e che pertanto hanno permesso di ascoltare musica in streaming senza alcuna interruzione pubblicitaria in modo del tutto gratuito.
A partire dal 12 Febbraio, dunque, tutti gli utenti italiani che continueranno ad utilizzare versioni hackerate dell’app di Spotify, ad-blocker o software in grado di bloccare la visualizzazione degli annunci pubblicitari, rischierà il ban, la sospensione, appunto, temporanea o definitiva del proprio account.