Ormai lo smartphone è parte integrante della nostra vita. La sua estrema versatilità e la sua grande predisposizione alla gestione degli ambiti più disparati lo ha reso inevitabilmente uno strumento essenziale, senza il quale ci sentiremmo smarriti. Pensare di trascorrere anche solo un’ora con la batteria a terra sembra quasi ci terrorizzi, ed è una prospettiva che si cerca con tutte le forze di allontanare il più possibile.
A maggior ragione, poi, quando si devono trascorrere intere giornate fuori casa, tra lavoro, viaggi e tempo libero. Sì, anche nel tempo libero, perché per trovare un buon ristorante dove poter dare sfogo ai propri peccati di gola, o per conoscere quali film proietta il cinema in centro, è necessario avere lo smartphone rigorosamente acceso.
Per questo è diventata ormai consolidata l’abitudine di caricare il telefono di notte. Che sia in cucina, sul proprio comodino o in un’altra stanza, durante la notte il nostro piccolo quanto fondamentale dispositivo starà anche lui riposando, facendo ricaricare la propria batteria al 100% e rendendosi pronto ad una nuova giornata.
Molto dibattito si è quindi sviluppato attorno a questa pratica, perché si è abituati a dispositivi che, pur restando in stand-by, risucchiano effettivamente molta energia, come la televisione, la lavatrice o altri elettrodomestici. Questo implica un assorbimento continuo di elettricità, che poi non viene effettivamente spesa per farli funzionare.
Il parallelo, però, non funziona sugli smartphone – o, almeno, non più. Infatti il timore che la batteria, una volta ricaricatasi completamente, potesse usurarsi continuando ad assorbire energia (perché ancora collegato alla presa di corrente fino al mattino successivo), in realtà, non trova più fondamento.
Ricaricare la batteria di notte danneggia il telefono: abitudine errata o mito da sfatare?
La nuova generazione di smartphone, anche quelli di fascia medio-bassa (non dobbiamo necessariamente pensare ai top di gamma), ormai monta sempre un chip che permette il riconoscimento intelligente della ricarica completa. Vale a dire che, pur lasciando il telefono collegato alla presa di corrente, il telefono non continua ad assorbire energia. Questo invece poteva accadere nei telefoni di più vecchia immatricolazione, i quali, possedendo batterie metalliche più facilmente usurabili e non montando questo microchip, rischiavano di surriscaldarsi molto più frequentemente, causando così il collasso della batteria.
Certo, ogni batteria ha il proprio ciclo vitale, e per quanto si possa aborrire il momento in cui il nostro amato telefono ci abbandonerà (salvo riuscire a inserire una batteria nuova di zecca), anche nei nuovi smartphone le batterie cessano di funzionare – facciamocene una ragione. Lo si può già notare dalla durata della ricarica nel tempo: i primi giorni di acquisto del cellulare, la batteria può arrivare a durare anche più di 24 ore, facendo un utilizzo normale delle applicazioni e del telefono. Man mano che il tempo passa, però, questa efficienza in termini di tempo va riducendosi notevolmente, tanto da dover ricaricare anche più di una volta per giornata il proprio dispositivo.
Accorgimenti più calzanti e importanti da tenere a mente, infine, per poter preservare al massimo la funzionalità della batteria, riguardano la buona abitudine di spegnere il telefono quando non lo si utilizza e di evitare di esporlo a temperature al di sopra della norma (dai 35°C in su), pena l’usura molto più rapida.
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