Twitter nel mirino del Centers for Disease Control and Prevention, che sulla piattaforma analizza una situazione surreale: un missile balistico stava precipitando verso le Hawaii, ma il comunicato che avvisava i cittadini di scappare o rifugiarsi da qualche parte, era solo un errore. Ma quando hanno saputo che l’allarme era in realtà un falso allarme, la paura non è comunque scemata.
È qualcosa che le persone che guardano i social media avrebbero già indovinato, ma questa analisi potrebbe aiutare le agenzie di gestione delle emergenze ad inviare avvisi migliori in futuro. La tragedia finita in bellezza si è verificata lo scorso gennaio quando una serie di gravi errori hanno reso possibile l’invio di un allarme esteso a tutti i telefoni e ai televisori dei residenti delle Hawaii. Diceva che un missile balistico stava arrivando alle isole, e la gente aveva bisogno di cercare riparo. Ci sono voluti ben 38 minuti per far ritirare l’allarme, e nel mentre le persone continuavano a twittare di stare sotto attacco.
Questa strategia servirà effettivamente a qualcosa?
Uno dei temi chiave emersi in seguito è stato il fatto che alcune persone non sapevano cosa fare durante un attacco missilistico balistico, secondo il nuovo documento del CDC pubblicato nel rapporto Morbidity and Mortality Weekly.
I risultati dicono ai funzionari della sanità pubblica che i social media sono un buon posto per raggiungere le persone durante una crisi e che i futuri avvisi di emergenza devono avere istruzioni chiare su ciò che le persone dovrebbero fare. In un’emergenza da radiazioni come un attacco missilistico nucleare, le istruzioni sono: “entrare in un posto sicuro (meglio se sotterraneo), rimanere dentro e rimanere sintonizzati sui canali di emergenza”, secondo il CDC. Ovviamente, questo non aiuta a prevenire i falsi allarmi, ma questa è un’altra storia.