Dopo aver annunciato una storica unione nello sviluppo del 5G, in molti si sono chiesti cosa ci fosse sotto nell’accordo tra TIM e Vodafone. Si sa che i due operatori metteranno insieme le torri di trasmissione, condividendo l’infrastruttura per l’arrivo della rete 5G, ma secondo gli esperti analisti di Fitch solutions, tale partnership è unicamente spinta “da necessità commerciali”.
E ancora da Fitch sostengono che: “gli elevati costi connessi allo sviluppo del 5G stanno spingendo gli operatori della telefonia mobile a unire le forze per una maggiore efficienza. […] Gli accordi che mirano a sfruttare in maniera congiunta le reti 5G ad alta intensità di capitale rappresentano una soluzione percorribile in vista della sostenibilità.”
Tim e Vodafone uniti nel 5G per esigenze puramente economiche
Fitch ha osservato anche l’accordo con Vodafone favorirà specialmente TIM, a causa dell’elevato debito netto della società (quasi 26 miliardi a fine 2018), i ricavi in calo e una battaglia in corso nel consiglio di amministrazione. Non bastasse, l’asta italiana per le frequenze del 2018 si è rivelata particolarmente sanguinosa per gli operatori, laddove Tim e Vodafone hanno speso rispettivamente 2,41 e 2,4 miliardi di euro.
A spingere le aziende verso accordi per lo sviluppo del 5G ci si mette anche la delicata situazione internazionale di Huawei. Ciò accade soprattutto in relazione del largo uso che si fa nel 5G della tecnologia cinese, più economica di Ericsson e Nokia, che se fosse vietata potrebbe significare costi di sfruttamento persino maggiori per gli operatori. Fioccheranno dunque parecchie partnership in questo settore, in primis nei paesi dove Huawei è già stata messa al bando come l’Australia o in gran parte dell’Europa occidentale dove non è ancora definita la posizione del produttore cinese.