Da quando i social network hanno consentito la diffusione su larga scala di un disparato numero di notizie, diviene sempre più complesso riuscire a discernere quali siano le vere dalle fake news. Spesso si diffonde il panico in maniera immotivata, altre volte scoppia un allarme per un non meglio precisato motivo, e subito questo fuoco viene alimentato dalla diffusione, anche ritoccata, della notizia.
Quest’ultima sorte è toccata al mostro Momo. Durante questa estate, infatti, si è diffusa la notizia di persone che utilizzavano un account falso sotto il nome di questo fantomatico Momo. Queste persone, poi, contattavano adolescenti e ragazzi, inducendoli in una sorta di “sfida all’ultimo sangue”: secondo questa logica, il superamento di ogni step trascinerebbe i ragazzi in un vortice di depressione e tendenze autolesioniste. Questo li indurrebbe, alle volte, al suicidio.
Questo è quanto viene raccontato, anche da testate giornalistiche autorevoli e dalle allerte di autorità appartenenti a diversi Paesi del mondo (tra cui Messico, Argentina, Irlanda). Pare, però, che non sia mai stato segnalato nessun tipo di episodio
che possa avere questa origine, motivo per cui potrebbe trattarsi di uno scherzo, poi ingigantitosi e degenerato.Per la verità, l’orripilante figura umanoide che sta nell’immagine profilo del contatto WhatsApp di Momo, altro non è che un ingrandimento di una scultura del giapponese Keisuka Aisawa, intitolata Mother-Bird. La figura ritrae il viso mostruoso e il petto di una donna che possiede zampe di uccello, e secondo la tradizione, esso si rifà agli yokai, raffigurazioni spettrali e soprannaturali della mitologia giapponese. Queste rappresentazioni potrebbero incarnare l’idea degli spiriti di donne morte di parto o durante la gravidanza.
Quindi non c’è nulla da temere per i propri figli: così come il Blue Whale di qualche anno fa, anche il mostro Momo potrebbe essere un ingigantimento di uno scherzo di pessimo gusto. Sfruttando infatti le terribili sembianze della donna raffigurata, si è dato semplicemente fondo al sentire collettivo per mettere in piedi una minaccia, in realtà, inesistente.