Durante una conferenza alla Stanford University, tra le tante parti dell’argomentazione portata avanti dinanzi ad una nutrita folla di studenti, una in particolare è stata recepita e rilanciata sulle testate nazionali: l’appello di Brian Acton ad abbandonare Facebook.
Il co-fondatore di WhatsApp si dice infatti profondamente contrariato dal massivo utilizzo dei dati degli utenti per fini di lucro, tanto che, una volta ceduto WhatsApp a Facebook nel 2014 per la straordinaria cifra di 19 miliardi di dollari, l’imprenditore ha fondato una nuova app di messaggistica in competizione con la piattaforma verde, chiamata Signal.
L’origine dell’appello a cancellarsi dal social
L’hashtag #deletefacebook, riproposto quindi qualche giorno fa, in realtà risale a questo stesso periodo dello scorso anno, quando grazie ad un’inchiesta portata avanti dal The New York Times, in collaborazione con il The Guardian e The Observer, venne fuori in tutto il proprio orripilante splendore lo scandalo Cambridge Analytica.
La società inglese aveva infatti prelevato e analizzato senza autorizzazione i dati Facebook di 50 milioni di utenti, in modo da comprendere i gusti del pubblico e riuscire, tramite complessi algoritmi combinati, a influenzare le tornate elettorali per la Brexit e le elezioni USA 2016 (quelle in cui ha trionfato Trump, per intenderci).
Per questo motivo, tra i tantissimi utenti, insorse anche Brian Acton, dando via alla diffusione del memorabile hashtag. Il suo disappunto deriva anche dal modello finanziario del social blu, che sfrutta le debolezze psicologiche della mente umana per indirizzare gli acquisti e creare dipendenza senza che l’utente ne abbia piena percezione.
Novità all’orizzonte per il trattamento dei dati?
Però entro l’anno potrebbe arrivare una novità: il Clear History tool, richiesto a gran voce dagli utenti, consentirà di eliminare la cronologia delle preferenze e dei dati registrati sul social, in modo che il profilo possa “svelare” meno dei gusti personali, e quindi il social sia costretto a sfruttare meno queste informazioni per guadagnare dalle inserzioni.
In realtà, questa funzionalità doveva già essere pronta entro maggio 2018, ma stando alle ultime news, sembra che slitterà a fine 2019. Che Zuckerberg stia temporeggiando, visto che con questo tasto dovrà ridefinire gran parte delle strategie remunerative di Facebook?