Il 5G porterà a tutti gli effetti una rivoluzione su vasta scala, che comincerà dai Paesi che avranno terminato per primi le sperimentazioni e, a macchia d’olio, si diffonderà coinvolgendo l’intero globo terrestre.
Quasi a trascinare gli altri Paesi, i pionieri del 5G e dell’edge computing – tra cui è presente anche l’Italia, i cui operatori hanno investito 6,5 miliardi per ottenere l’assegnazione delle frequenze – faranno da portabandiera e sproneranno anche le nazioni rimaste al 4,5G a fare il salto di qualità.
L’aumento dei costi energetici secondo le aziende di telefonia
Il problema è che questo salto di qualità comporterà anche un aumento a livello globale dei consumi energetici della rete, e bisogna comprendere se un simile sovraccarico possa essere tollerato dalle infrastrutture attualmente presenti sui vari territori.
A dirlo è una ricerca della società Vertiv, in collaborazione con 451 Research, impegnata proprio nel fornire dei servizi alle suddette infrastrutture, tra cui il Thermal Management e la loro gestione elettrica.
Lo studio, che ha coinvolto più di 100 operatori telefonici provenienti da ogni parte del mondo, ha evidenziato quanto, pur essendoci un clima di diffuso ottimismo in merito al 5G, gli stessi si rendano già conto delle criticità che sorgeranno in seguito. Il 90% di essi, infatti, è conscio dell’aumento dei costi energetici derivanti dal 5G, ed è pertanto interessato ad impegnarsi nell’ottimizzazione dell’impalcatura ad ora presente.
L’aumento dei costi energetici dovrebbe raggiungere il 150-170% di quello attuale, e questo avverrà entro il 2026, secondo le aziende di telecomunicazioni.
È quindi necessario trattare il problema, specie perché si stima che per l’inizio del 2021 il 5G avrà toccato l’intero pianeta, come risulta anche dalle stesse interviste agli operatori, i quali investendo enormi capitali si attendono anche risultati, in termini di rendimento, decisamente elevati.