Dall’inizio dell’anno è entrata in vigore la legge per l’obbligatorietà della CIE, la carta d’identità elettronica, già presente in molti altri Paesi e che diverrà realtà anche nel nostro. Con una conformazione molto simile all’attuale tessera sanitaria, la carta d’identità digitale conterrà più dati della precedente e renderà più semplice l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione.
Se avete una carta d’identità ancora cartacea, però, non temete: fino a che non giungerà a scadenza, a meno che non venga rubata o la si smarrisca, il formato cartaceo continuerà ad essere valido. A partire dal prossimo rinnovo si potrà effettuare richiesta presso il proprio comune.
Cosa cambia rispetto alla carta d’identità comune? Anzitutto la foto sarà in bianco e nero, stampata sul fronte del tesserino tramite un’apposita stampante laser, che ne limita al massimo le possibilità di contraffazione. Nella parte alta, sulla destra, sarà stampato il Numero Unico Nazionale, codice identificativo univoco della carta che ha in successione una lettera, cinque numeri e due lettere finali. Tra i dati contenuti, oltre a nome, cognome, data e luogo di nascita, sesso, statura, cittadinanza e le foto della firma e del titolare (che insieme all’indirizzo di residenza erano già informazioni presenti in passato), si aggiungono le immagini di due impronte digitali, la validità per l’espatrio, gli estremi dell’atto di nascita e il codice fiscale in formato di codice a barre.
Tra i dubbi sollevati dall’Autorità Garante per la privacy, vi era il timore che altri dati, oltre quelli strettamente necessari all’identificazione (cioè quelli anagrafici) potessero essere richiesti nell’uso della Carta d’identità digitale
. Pur avendo infatti eliminato l’esplicitazione dello stato civile (nubile/celibe, coniugato, ecc.), della professione o del colore di occhi e capelli, l’inserimento di ben due impronte digitali costituisce un dato di estrema delicatezza, per cui serve una normativa che garantisca il massimo rispetto della privacy e la massima sicurezza nel trattamento di queste informazioni.Un altro punto riguarda l’accesso, da parte di una determinata istituzione (che può essere un’amministrazione) ai dati di un’altra istituzione. Questo accesso deve avvenire in maniera “regolamentata, attribuendo codici di accesso personalizzati e di uso esclusivo del cittadino consenziente”, come afferma il Prof. Gaetano Rasi, componente dell’Autorità Garante.
Del resto, essendo ormai certa e già iniziata la diffusione della carta d’identità elettronica, questi problemi di natura legale dovrebbero essere più che risolti. Gli esperti parlano di un alto grado di sicurezza, per cui c’è da star tranquilli, e i problemi che si temevano prima della sua introduzione (furti o vendite di identità, per citare i più gravi) in realtà avranno una minor incidenza di quanto non potessero già avere ai tempi del formato cartaceo.
Quindi non c’è di che preoccuparsi: gli unici veri problemi, legati ad una serie di carte mal funzionanti o totalmente inutilizzabili (distribuite a cavallo degli ultimi mesi del 2017 e inizio 2018) dovrebbero esser state totalmente sostituite, e anche la corsa al rinnovo che si è registrata in quel periodo, e che aveva creato non pochi problemi a livello di tempistiche nel ritiro, si è decisamente placata.