Non ci siamo goduti molto l’arrivo di Android 9.0 Pie, a dire il vero alcuni di noi ancora non lo hanno sperimentato. Tuttavia, Google ha deciso di lanciare la nuova versione di sistema Android Q, un OS apparso per prima cosa sui display degli smartphone serie Pixel.
Quindi, se siete in attesa di avere Pie sul vostro device, probabilmente ne sarete frustrati. Siamo comunque in una fase di testing, per cui si dovrà attendere ancora un po’ prima che Android Q sia diffuso a livello mondiale.
Le caratteristiche di Android Q che battono 9.0 Pie
Già nel beta testing, comunque, si sono evinte alcune migliorie e, tra queste, ne abbiamo selezionate cinque che miglioreranno l’esperienza utente. Le cinque feature sono legate sia alla personalizzazione che alla sicurezza.
Su Android Q, gli utenti avranno più controllo dei dati utilizzati dalle app, comprese quelle che girano in background. Sono stati inoltre introdotti più controlli sull’accesso ai file multimediali condivisi tra utenti, limitando informazioni sensibili tra cui IMEI e numeri di serie dei device.
Android Q ha una UI che permetterà alle app di modularsi ai primi display pieghevoli. Troveremo nativa già la funzione per registrare lo schermo e l’audio, il supporto alla modalità Desktop e gesture per operare in multitasking. A livello estetico non ci saranno grossi sconvolgimenti, fatto salvo alcuni cambi di colore dello sfondo, o la possibilità di cambiare il font del sistema e la forma delle icone delle app. Forse è più interesse l’introduzione di un nuovo file manager.
Venendo alla connettività, abbiamo gli standard WiFi, WPA3 ed Enhanced Open per una corretta gestione della sicurezza sulle reti domestiche, aziendali, aperte e pubbliche. Il nuovo OS fornirà, inoltre, un MAC Address dinamico quando ci si connette a una rete wireless, semplificando il controllo dei dispositivi Internet of Things.
Infine, anche il comparto delle fotocamere riceverà delle novità da Android Q, poiché vedremo la funzione Dynamic Depth per nuovi effetti bokeh ad alta qualità. L’immagine ottenuta sarà il risultato della combinazione di un JPEG, metadati XMP con la profondità e una mappa dell’ambiente per creare immagini 3D.