GameStop chiude un 2018 molto difficile, annunciando i risultati finanziari dell’interno anno con la più grande perdita nella storia dell’azienda, la prima catena di vendita al dettaglio di videogiochi. Una crisi molto indicativa circa la direzione che sta prendendo oggi l’industria dei videogiochi (sempre meno fisica e più fluida).
Nel 2018 GameStop ha subito perdite pari a 673 milioni di dollari. Nelle ultime 52 settimane, fino al 2 febbraio scorso, il colosso americano ha riportato vendite nette in calo del 3%, a 8,29 miliardi di dollari, mentre l’utile netto nel 2017 è stato di 34,7 milioni.
Il 2018, invece, è stato un vero e proprio “profondo rosso” con perdite record pari a 673 milioni di dollari. E in questi numeri viene considerata anche la cessione di Spring Mobile, una delle società satellite di GameStop, che ha fruttato alla compagnia statunitense 700 milioni di dollari.
Dopo la vendita di Spring Mobile, GameStop dichiarò la volontà di diversificare la propria attività reinvestendo nel core business e negli oggetti da collezione per stimolare la crescita. E mentre la vendita di gadget è cresciuta durante l’ultimo anno, con un +11% pari a 707,5 milioni, il core business è invece calato. Le vendite di hardware sono infatti scese di circa l’1% a 1,77 miliardi, e il software è sceso del 5% a 2,45 miliardi, mentre i prodotti di seconda mano sono scesi del 13% a 1,7 miliardi di dollari.
Altra risposta per adattarsi al mercato è la recente decisione di realizzare un proprio palazzetto per eSport, grande poco più di 1.000 metri quadrati e che servirà come quartier generale di Complexity Gaming, team americano di titoli come Dota 2, Counter Strike e Hearthsone, e ospiterà eventi pubblici per avvicinare sempre più persone al mondo degli eSport.
Che il digitale stia soppiantando il pacchettizzato mandando in crisi i colossi del mercato retail è ormai un dato di fatto, ma vedere un gigante come GameStop soffrire in questo modo fa decisamente un certo effetto. Una situazione che pochi mesi fa ha spinto i piani alti a mettere in vendita la società, ma nonostante l’interessamento da parte di due società non è stato trovato nessun accordo economico.