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Tenere lo smartphone in tasca è pericoloso? La risposta della scienza

Ce lo chiediamo da anni, del resto lo smartphone è diventato uno strumento fondamentale all’interno della nostra vita, e farne a meno è quasi impossibile: tenere il telefono in tasca, o comunque molto vicino al corpo, è pericoloso per la nostra salute?

La scienza ha cercato – e continua tuttora a farlo – attraverso i suoi studi e le numerose ricerche svolte di dare una risposta a questa domanda. Tuttavia, al giorno d’oggi non si è arrivati ancora ad alcuna conclusione. Si sa che esistono dispositivi che emettono più radiazioni rispetto ad altri (di recente è stata anche stilata una classifica degli smartphone più pericolosi sotto questo punto di vista), ma le onde elettromagnetiche prodotte da questi apparecchi telefonici sono state classificate come “possibili cancerogeni”, rientrando cioè tra tutti quegli agenti che potrebbero danneggiare l’organismo umano.

Tenere lo smartphone in tasca è pericoloso? Cosa pensa la scienza

A dire il vero, da alcune ricerche è emerso un aumento dei casi di tumore tra i soggetti che trascorrevano molte ore al cellulare

, ma non si può affermare con certezza che a provocare il tumore sia stato lo smartphone e non altri fattori.

Ad esempio, si è ipotizzato che tenere il cellulare in tasca possa portare ad una minor fertilità maschile. Sono però molti i fattori che possono determinare un danneggiamento degli spermatozoi, come il tabagismo, l’acolismo, una scorretta alimentazione o uno stile di vita eccessivamente sedentario, per cui la scienza non è riuscita a verificare questa ipotesi.

Non sapendo quali effetti lo smartphone possa avere sul nostro corpo, è necessario munirsi di buonsenso e seguire alcuni semplici consigli: evitare di tenere lo smartphone in tasca, sul comodino o sotto al cuscino mentre si dorme, utilizzare gli auricolari o il viva-voce per tenere il cellulare lontano dal cervello, evitare di effettuare chiamate in zone dove la rete è instabile e ridurre il numero e la durata delle telefonate.

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Pubblicato da
Raffaella Papa