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L’arrivo del 5G è previsto per il prossimo anno, ma già non si fa altro che parlare di quanto sarà rivoluzionaria questa tecnologia e quanti settori della vita quotidiana saranno investiti da quest’ondata di novità.

Dalla progettazione delle smart cities all’ambito della security, passando per i vari settori industriale e l’IoT (Internet of Things), il 5G arriverà a toccare tutti quegli aspetti lasciati in ombra dalle precedenti connessioni, che non si sono mai poste l’obiettivo di creare una rete estremamente integrata.

Questo grande risultato, però, potrebbe avere conseguenze nefaste, perché a fare le spese di questa tecnologia sarà soprattutto l’ambiente.

Quali saranno i rischi in termini di spesa energetica

Secondo un sondaggio condotto dalla società Vertiv, esperta nella progettazione di reti e infrastrutture informatiche, in collaborazione con 451 Research, è risultato che su oltre 100 operatori mondiali, più del 90% ritiene che il 5G determinerà un effettivo incremento dei costi energetici.

Secondo le previsioni, questo incremento potrebbe avere un preciso valore numerico: si parla del 170% di aumento dei costi energetici entro il 2026. Per questo motivo, gli operatori hanno intenzione di affidarsi all’edge computing per poter ridurre l’impatto ambientale della nuova tecnologia.

Per edge computing si intende un sistema di capillarizzazione delle reti e di gestione periferica dei dati, in maniera tale che, dalla periferia, i dati arrivino al centro della rete – ossia ai datacenter – già elaborati.

In questa maniera il peso complessivo della trasmissione dati diminuisce e il costo energetico per questo scambio di informazioni diviene sensibilmente più basso.

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