Negli Stati Uniti d’America, Google è da un po’ di tempo in stretta collaborazione con le forse di polizia locali nell’assicurare i criminali dietro le sbarre. Ma i dipendenti di Mountain View non hanno indossato la divisa, bensì Google fornisce comodamente i dati sulla posizione acquisiti dagli utenti. Nell’uso di varie funzioni sullo smartphone, non tramite Maps per capirci, il GPS viene sfruttato spesso per gli aggiornamenti sul traffico, i consigli e gli annunci.
Come stabilisce l’articolo del The New York Times, le forze dell’ordine statunitensi utilizzano sempre più spesso quei dati come parte integrante delle indagini per scoprire i colpevoli. Non solo, i dati GPS forniti da Google vengono anche portati a sostegno dell’accusa in tribunale.
Google raccoglie questi dati già dal 2009 e, grazie a questo, tale sistema garantisce vantaggi come mappe personalizzate, consigli basati sui luoghi visitati, aggiornamenti sul traffico in tempo reale.
Di default, questa funzione come impostazione predefinita ma può essere attivata dall’utente. I dati raccolti da Google vengono archiviati in un grande database meglio noto come Sensorvault.
Quando si verifica un crimine in una determinata zona della città, la polizia statunitense attinge proprio da quel database, previa richiesta fatta a Google. Una volta sistamata la burocrazia con un mandato per fornire informazioni su tutti i dispositivi di quell’area, diventa facile collocare i criminali in quel punto a una determinata ora.
Il tutto in barba a migliaia di proteste su presunte violazioni della privacy degli utenti, poiché il database Sensorvault non estrae il singolo dato ma fornisce una mole di posizioni GPS registrate da cui la polizia scoverà il criminale.