A volte capita che vi arrivi via chat, un’altra nella casella di posta elettronica, per finire con una telefonata. È il capo che vi chiama o vuole avere notizie su un lavoro che dovevate terminare a fine giornata. Ma siamo proprio sicuri che ricevere una comunicazione dall’ufficio sia lecito anche fuori orario? Il capo potrebbe tranquillamente aspettare il giorno dopo ma, vista le molteplici vie di comunicazione, la tentazione di contattarvi anche in serata è forte.
Potremmo dire che si è sviluppato un vero e proprio problema sociale, tanto che molte aziende hanno ricevuto una formazione specifica per far fronte alle nuove modalità di lavoro. Anche i sindacati rivendicano il diritto alla disconnessione durante gli accordi per il rinnovo dei contratti di categoria, e molte aziende si sono dotate di norme adeguate.
Un esempio ci viene da banca UniCredit, la quale ha stabilito che le comunicazioni aziendali verso i dipendenti devono essere effettuate nel rispetto delle norme sull’orario di lavoro previste dal contratto nazionale. Stessa cosa ha stabilito Findomestic con i sindacati, riservando ai dipendenti il diritto sacrosanto alla disconnessione.
Whatsapp fuori orario di lavoro: i sindacati sul piede di guerra chiedono regole ferree
Secondo Roberto Benaglia, coordinatore dell’Osservatorio CISL sulla contrattazione, “le nuove tecnologie e i device, dagli smartphone ai tablet, hanno portato nuovi modelli e metodi organizzativi che devono essere compresi soprattutto dai capi perché il vero tema è organizzare bene il lavoro tenendo conto del benessere delle persone e, naturalmente, dei risultati.”
Se nei contratti aziendali ormai siamo a buon punto, anche nel privato ci sarà bisogno di normare determinati comportamenti scorretti dei boss via Whatsapp e simili. Quindi prima di premere il pulsante invio a qualunque ora del giorno e della notte, i capi dovrebbero sempre chiedersi: “ma è proprio necessario? O si può rimandare a domattina?”