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Si può tenere lo smartphone sul comodino o in tasca? Ecco la risposta

Ormai lo smartphone è divenuto strumento essenziale durante le nostre giornate. L’immensa quantità di informazioni che riesce a processare, di dati che può contenere rispetto al passato e, non ultimo, di funzionalità che lo rendono così multitasking, lo ha reso definitivamente un mezzo necessario.

La problematica principale, però, è che si tratta comunque di un dispositivo elettronico che funziona emettendo onde elettromagnetiche. A rigor di logica, qualunque dispositivo di questo genere dovrebbe produrre (e produce in effetti) una certa quantità di radiazioni. Queste onde elettromagnetiche, indispensabili al corretto funzionamento del device, se presenti in numero eccessivo o con un certo grado di penetranza potrebbero creare problemi a livello degli organi più delicati dell’organismo.

I possibili rischi e come prevenirli

Alessandro Polichetti, primo ricercatore del Centro Nazionale per la protezione dalle radiazioni e fisica computazionale dell’Istituto Superiore di Sanità, ricorda che, nonostante diversi decenni di letteratura scientifica alle spalle, non ci siano ancora prove schiaccianti tra l’utilizzo del telefono e l’insorgenza di alcune patologie.

Per il momento, la correlazione è solo di tipo temporale,

mentre si cercano conferme di una correlazione causale che porrebbe l’utilizzo intensivo dello smartphone come “causa” e l’arrivo di determinate malattie come “effetto”.

Nonostante questo, però, è da considerare che sia comunque preferibile fare a meno, ove possibile, di fare un utilizzo troppo intenso dello smartphone o di riporlo in zone che ci renderebbero più suscettibili all’insorgenza di malattie.

L’abitudine di tenerlo nella tasca, a lungo andare, potrebbe determinare infertilità nei soggetti maschili come effetto sui genitali – essendo anatomicamente più esposti rispetto alla donna.

Quello che è certo, piuttosto, riguarda la maggior produzione di onde elettromagnetiche durante le chiamate. Dando uno sguardo ad alcune sentenze del 2012 e del 2015, il giudice ha ritenuto opportuno evidenziare come la necessità di effettuare frequenti chiamate per motivi lavorativi, portando così a trascorrere diverse ore al telefono, avesse portato un uomo negli USA a soffrire di patologie croniche a livello cerebrale.

Per questo motivo, oltre che a sconsigliare un utilizzo non necessario dello smartphone, si precisa che per le chiamate sarebbe meglio avvalersi di funzionalità come vivavoce o auricolari per ridurre al minimo i danni.

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Pubblicato da
Monica Palmisano