Non si tratta di terrorismo psicologico, né tantomeno dell’ennesima bufala virale sui social. Secondo le previsioni di questo scienziato, il 5G potrebbe causare la nostra estinzione nel giro di pochissimi anni dalla sua attivazione.
Per comprenderne il motivo, è indispensabile fare un passo indietro e capire cos’è che differenzia il 5G dalle connessioni a cui siamo abituati attualmente, nonché dai suoi predecessori 4G e 3G.
Anzitutto, va precisato che il 5G non corrisponderà solamente ad una prosecuzione nel solco della connettività tracciato dai progenitori, ma sarà un elemento di forte evoluzione, o meglio ancora rivoluzione.
Oltre all’implementazione nella velocità e nella latenza del segnale (che dà la misura della “prontezza” della connessione), il 5G costituirà il supporto per innumerevoli applicazioni. La versatilità sarà una delle sue cifre distintive, aprendo scenari finora mai esplorati – IoT, smart cities, automotive, smart security, importazione nelle industrie e AI.
5G: l’altra (inquietante) faccia della medaglia
Per sostenere una rete così potente e duttile, però, è necessario mettere in piedi un’impalcatura infrastrutturale di grande caratura e di notevoli dimensioni. Senza di essa, nulla di tutto ciò che sarà consentito dal 5G sarebbe possibile.
D’altronde, il rischio è di esporre la popolazione ad un eccessivo carico di radiazioni, che determinerebbero un irreversibile processo di mutazione genetica. Questo è quanto affermato da Martin Pall, esimio ricercatore e professore ormai in pensione della Washington State University.
Secondo Pall, non si sono fatte sufficienti sperimentazioni riguardo l’impatto biologico del 5G, abbandonando la razza umana ad un repentino cambiamento che essa non potrà sostenere. Il pericolo più grave sarebbe costituito dall’infertilità dovuta alle mutazioni geniche nelle cellule preposte alla riproduzione. Se ciò avvenisse, la nostra specie si estinguerebbe per mancata possibilità di procreare e perpetuare la razza umana.
Ciò che c’è di più agghiacciante in questa profezia è la tempistica: nel giro di soli 7 anni, Pall prevede l’inizio di quel processo irreversibile che determinerà la nostra estinzione.