Mentre su Whatsapp il pericolo è arrivato dal software Pegasus concepito dall’israeliana NSO, nel network 4G l’aggressore potrebbe essere chiunque. Quando diciamo chiunque intendiamo qualsiasi smaliziato utente munito di adeguata apparecchiatura e moventi che concorrono ad attuare un’azione di spionaggio. Per reperire tutto il necessario ci si orienta al Dark Web, dove si offrono strumentazioni economiche per un attacco man in the middle.
A causa di un malfunzionamento software comune a tutte le reti, l’hacker riesce a creare un ponte tra l’antenna dei provider ed il nostro telefono. In questo frangente assume il ruolo di hotspot intermedio che spia tutto ciò che facciamo attraverso il nostro dispositivo. Capta e registra ogni nostra attività online entrando in possesso di credenziali sensibili e conversazioni importanti.
Il problema si è posto fin dalla nascita della tecnologia di navigazione veloce e non è stato ancora risolto. Per chi si aspetta una pronta soluzione al problema c’è una delusione. I provider non sono disposti a correggere il problema in quanto un’azione mirata di intervento richiederebbe troppo tempo e risorse.
Al Black Hat è sufficiente avere copertura ravvicinata per portare a termine l’attacco e noi non abbiamo alcun modo di difenderci se non quello di prendere le dovute distanze dal suo network sospetto. Molti sperano che il 5G possa colmare la alcuna ma sono già in molti ad aver travisato questa tesi dopo le ultime analisi di sicurezza con esito negativo.