“Macchine passivamente obbedienti con voci femminili entrano nelle nostre case, nelle nostre auto e nei nostri uffici. La loro sottomissione influenza come la gente reagisce alle voci delle donne e come le donne rispondono a richieste e si esprimono”, ha commentato Saniye Gülser Corat, direttore della parità di genere all’Unesco, riguardo la differenza di genere che contraddistingue l’intelligenza artificiale, avendo quest’ultima sviluppato personalità sottomesse che assumono voci femminili.
Alexa, Cortana e Google Assistant ne sono un esempio: se Siri può parlare anche adottando un timbro di voce maschile, ciò non è invece possibile per gli altri assistenti vocali altrettanto diffusi nelle case degli utenti – la tecnologia è infatti integrata negli smart speaker, settore che sta in questi anni vivendo un vero e proprio boom – e nelle loro tasche, essendo gli assistenti vocali installati anche sui dispositivi iOS e Android.
Non si propone tanto la scelta tra una voce da donna ed una da uomo, ma l’introduzione di una voce artificiale neutra: è stata chiamata Q e non ha né un timbro maschile, né uno femminile.
A crearla è stato Virtue Worldwide in collaborazione con la ricercatrice danese Anna Jorgensen, a partire dalla fusione delle voci di ventidue transgender e poi manipolando il risultato fino a comprimerne le tonalità in una banda di frequenze che oscilla attorno ai neutrali 153Hz.
Ora si chiede che Q venga adottata pressoché ovunque, ed arrivare così anche alle stazioni ferroviarie, quelle della metropolitana, agli stadi, agli spettacoli e altrove.