Sky contro AGCOM, continuano gli attacchi tra le due realtà con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che attraverso una delibera ha imposto alla società di pay tv il pagamento di una multa da 2.4 milioni di euro perché non ha avvisato correttamente i suoi utenti del diritto di recesso.
Nello specifico, l’AGCOM ha contestato a Sky di non aver concesso il diritto di recesso senza costi a quei clienti che avevano sottoscritto un contratto di abbonamento includente il pacchetto Sky Calcio ancora in corso al momento dell’assegnazione a Sky dei diritti sulle stagioni 2018/2021 del Campionato di Serie A.
Pacchetto che la società ha cambiato apportando delle modifiche che hanno causato questo incredibile polverone. Nello specifico, per la stagione calcistica 2018/2019 Sky aveva perso i diritti per trasmettere alcune partite di serie A e tutte le partite di serie B, perché acquistati dal concorrente DAZN.
Partite, dunque, in meno per i clienti della pay tv ai quali sarebbe stato dato un contentino comprando i diritti per mandare in onda le partite di Champions League ed Europa League oltre che di altri campionati stranieri. Naturalmente senza aumentare il costo del pacchetto calcio che altrimenti avrebbe solo peggiorato le cose.
Ma agli italiani è bastato sapere della diminuzione delle partite dei campionati che più li riguardano per richiedere il recesso del contratto. Un recesso per il quale Sky ha richiesto l’esborso di penali nonostante il contratto sia stato modificato in corso d’opera; senza chiedere il permesso ai diretti interessati che avevano firmato per avere tutt’altro.
Nonostante questo Sky ritiene di aver agito conformemente alla normativa e confida che la correttezza del proprio operato emergerà da un esame più approfondito in sede di ricorso dinanzi all’autorità giudiziaria amministrativa. I numeri uno della società hanno spiegato di fare ricorso al TAR per evitare il pagamento della multa da 2.4 milioni di euro.