Si è conclusa a Roma la sesta edizione di Una vita da social, la campagna educativa realizzata dalla Polizia postale e delle comunicazioni in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, volta alla sensibilizzazione e alla prevenzione dei rischi della rete per i minori.
Tra i temi affrontati, particolare attenzione è stata dedicata a quello del sexting, fenomeno molto diffuso al giorno d’oggi e che consiste nello scambio, tramite smartphone o altri mezzi informatici, di messaggi, video e immagini sessualmente espliciti tra partner o soggetti che non intrattengono alcun tipo di relazione.
Ebbene, pare proprio che questa pratica sia molto diffusa tra i giovanissimi: a rivelarlo è stata una ricerca condotta da Skuola.net che ha coinvolto seimilacinquecento ragazzi tra i 13 e i 18 anni. Stando a quanto emerso dall’indagine, il 24% del campione (più di due ragazzi su dieci) ha ammesso di aver inviato almeno una volta immagini o video intimi via chat o social. Mentre tra chi li ha ricevuti, il 18% confessa di averli diffusi a sua volta.
Più di un ragazzo tra i 13 ed i 18 anni ha inviato, almeno una volta, immagini intime al partner o ad uno sconosciuto in occasione di una sessione di “sesso virtuale”.
Tra questi, il 15% ha dichiarato che il materiale inviato sarebbe poi stato condiviso, a sua insaputa e senza consenso, con altre persone. Tra i motivi più frequenti, nel 49% dei casi si sarebbe trattato di uno “scherzo” (a dimostrazione di quanto le conseguenze di un’azione del genere possano essere sottovalutate). Seguono, poi, il ricatto (11%) o la vendetta (7%), il cosiddetto revenge porn.
Le vittime della diffusione illegittima, nella maggior parte dei casi hanno reagito con il silenzio: il 53%, infatti, ha dichiarato di aver fatto finta di niente, mentre il 31% ha preferito non dire nulla per timore di essere giudicato.
Analizzando un altro campione di quattordicimila studenti tra gli 11 ed i 19 anni è invece emerso che un adolescente su dieci è stato contattato da uno sconosciuto per la condivisione di contenuti sessualmente espliciti in cambio di denaro. Di questi, il 20% ha deciso di accettare la proposta.