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Anche i Robot possono sognare, ecco cosa vedono

Anche i Robot possono sognare, e lo fanno super-interpretando delle immagini a partire dai dati che hanno a disposizione, offrendo risultati incredibili, a metà tra l’onirico e la follia.

Per realizzare l’esperimento, gli ingegneri di Google hanno caricato su un software le immagini di un paesaggio, di un albero e di una foglia e chiesto al Robot di sovra-interpretare ciò che avrebbe visto sulla base dell’enorme mole di dati a sua disposizione.

«Le reti neurali erano state addestrate soprattutto a riconoscere immagini di animali. Il risultato varia a seconda dei tipi di immagine, per esempio con le linee orizzontali che tendono ad essere riempite con grattacieli o pagode, mentre rocce e alberi diventano edifici, e le foglie si trasformano in uccelli», spiegano alcuni esperti.

Anche i Robot possono sognare, ecco cosa vedono

Il risultato dell’esperimento? Immagini che vanno ben oltre la realtà, valicando la dimensione onirica per arricchirsi poi di elementi psichedelici.

I programmatori di Google hanno denominato questo programma “Deep Dream”, sogno profondo, ed interpellando alcuni neuroscienziati si è scoperto che le visioni delle reti neurali non sono poi così diverse da quelle degli esseri umani

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«Non dimentichiamo che le nostre allucinazioni corrispondono sì in qualche misura a quello che esiste nel mondo reale, ma sono soprattutto frutto di percezioni generate a livello interiore», commenta Lucas Sjulson, ricercatore all’Istituto di Neuroscienza dell’Università di New York.

Anche i Robot apprendono dall’esperienza visuale, dunque, proprio come accade con gli esseri umani, quando la corteccia cerebrale cerca una qualche forma riconoscibile a partire dalle informazioni fornite dagli occhi, per poi alterare l’elaborazione delle forme e dei colori degli elementi della realtà quando, per esempio, si assumono allucinogeni.

«Il fatto che gli uomini percepiscano le immagini generate dagli algoritmi come allucinazioni sotto l’effetto di droghe suggerisce come, nel profondo, il nostro cervello sia per certi versi simile alle reti neurali delle intelligenze artificiali».

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Pubblicato da
Raffaella Papa