L’uso a pieno regime della connessione 5G potrebbe peggiorare notevolmente il consumo di energia elettrica a livello mondiale. È quanto emerso da uno studio statunitense in cui si stabilisce che, se anche il nuovo standard di rete porterà un livello d’innovazione mai visto, i danni per l’ambiente potrebbero essere incalcolabili.
Una visione apocalittica che poggia le basi su un’infrastruttura costantemente energivora se vuole tenere in piedi i milioni punti di accesso alla rete e i dispositivi smart connessi tra loro 24 ore su 24.
C’è poi la questione degli operatori di telefonia mobile, poiché TIM, Vodafone e Wind Tre hanno mostrato preoccupazione sull’aumento dei costi energetici del 5G attraverso un sondaggio condotto da Vertiv, società statunitense che progetta reti e infrastrutture informatiche. Da quanto è emerso, l’indagine presentata all’ultimo Mobile World Congress di Barcellona conferma che il passaggio al 5G porterà a un consumo energetico fino al 150-170% dell’attuale entro il 2026.
I maggiori consumi derivano dall’elevato consumo dei datacenter necessari a smistare le informazioni tra i dispositivi. Per questo, molti operatori di telefonia hanno implementato, o lo faranno a breve, tecnologie di Edge Computing per ridurre i consumi. Questo sistema di elaborazione dati si basa sul cloud e molte informazioni vengono smistate nelle zone periferiche anziché gestirle tutte nel nodo centrale. Il datacenter risulterà così più leggero e meno richiedente energia.
Bisogna poi considerare le architetture delle nuove celle di trasmissione 5G che verranno diffuse capillarmente sul territorio. Le cosiddette “micro celle” dovrebbero consumare molto meno, ma è probabile che tale risparmio sarà vanificato dal fatto che ne serviranno veramente tante per connettere miliardi di dispositivi in tutto il mondo. E così il consumo complessivo della infrastruttura di rete 5G andrà ben oltre gli attuali bisogni del 4G.