Nell’era della connettività, dell’informazione veloce, del “tutto e subito”, lo smartphone è diventato uno strumento essenziale nella nostra quotidianità. Risulta indispensabile per gestire i rapporti con i colleghi e i responsabili, con la famiglia e con i figli, così come anche per organizzare il proprio tempo libero.
Questa sua posizione centrale all’interno delle nostre vite implica che esso debba sempre ritrovarsi a portata di mano, che sia sulla scrivania dell’ufficio o in tasca quando si esce. D’altra parte, come tutti sappiamo, questi dispositivi elettronici si basano sull’utilizzo di onde elettromagnetiche. La quantità di radiazioni emessa da ciascuno smartphone viene inevitabilmente recepita dal nostro organismo.
Benché non ci siano evidenze scientifiche tali da correlare in rapporto di causa-effetto l’emissione di radiazioni da parte dello smartphone e l’insorgenza di eventuali patologie
, la comunità scientifica è concorde nell’affermare che sarebbe opportuno minimizzare l’esposizione alle onde elettromagnetiche prodotte da questi dispositivi. Questo vuol dire tenerli in tasca o sul comodino il minor tempo possibile e solo se strettamente necessario.La comunità europea si è espressa indicando come limite SAR una quantità di radiazioni parti a 2 W/kg. Il range è quindi abbastanza ampio e garantisce sicurezza, ma ci sono alcuni tipi di azioni che fanno raggiungere dei picchi alla penetranza delle onde elettromagnetiche emesse. Tra questi, si ricordano le chiamate, che corrispondono ad uno dei momenti di maggior emissione ed esposizione alle radiazioni.
Alcune linee guida infatti suggeriscono di utilizzare altre strategie per ridurre la quantità di radiazione a cui si è esposti, come ad esempio utilizzare il vivavoce o gli auricolari.