Stando a quanto appreso dal quotidiano francese Le Monde pare che le autorità non possano avere vita facile per le intercettazioni. L’analisi della relazione approfondita concessa ai Ministri degli Interni dell’Unione Europea parla di un sistema a prova di spia. Scopriamo di più.
Un recente studio condotto dalla ONG britannica Statewatch afferma che la rivoluzione 5G “crea panico tra i funzionari di sicurezza perché potrebbe ridurre drasticamente la loro capacità di effettuare intercettazioni legali”.
Secondo quanto sancito sembra proprio che la nuova crittografia rende inaccessibile i dati degli utenti. La lettura dell’IMSI (International Mobile Subscriber Identity) usato per identificare ogni SIM utente sulla rete mobile sarà impossibile. Senza l’accesso a questo codice segreto (non possiamo conoscerlo) i metadati non vengono trasferiti e si rientra nel campo di una procedura complessa per l’accesso alle informazioni da parte delle autorità.
Si avvia un dibattito tra protezione dati ed esigenze giuridiche specifiche. Si potrebbe passare per la falla 4G, eppure ciò implicherebbe il difetto del monitoraggio massivo. Il problema, secondo Europol, è che la nuova sicurezza 5G possa creare il pretesto per vanificare ogni tentativo di accesso ai dati di tracciamento e localizzazione delle comunicazioni. Ne è convinto anche Gilles de Kerchove, coordinatore della politica antiterrorismo dell’UE, intervenuto in un’intervista rilasciata lo scorso 7 giugno 2019.
Un altro problema, a detta degli esperti, consisterebbe anche nel cosiddetto “network slicing”. Questo garantisce una stratificazione diversificata della rete in risposta alla diversità dei servizi digitali. Le normative nazionali potrebbero osteggiare il processo di controllo insieme ad un edge computing che smisterà le elaborazioni dati ai margini della rete piuttosto che ai nodi centrali.
In merito sono attese ulteriori dettagli che non mancheremo di fornirvi in vista della definizione di un nuovo piano tecnico.