Il mercato dei motori diesel è in crisi profonda e Gerhard Dambach, amministratore delegato di Bosch Italia, ha osservato che il trend negativo nelle vendite potrebbero ricadere sulla spalle di migliaia di lavoratori nell’indotto.
Secondo il manager di Bosch Italia, sarebbero a rischio più di 150.000 posti di lavoro solo nel nostro Paese, nonostante il gasolio pare sia ancora “la tecnologia più pulita in rapporto ai costi per l’utenza e la fruibilità dell’automobile come mezzo di mobilità individuale, dati scientifici alla mano“.
Questa affermazione di Dambach nasce sulla scorta di recenti studi avvenuti in Germania in cui si evidenzia che il ciclo produttivo del motore elettrico (energia di ricarica, produzione delle auto e delle batterie) sia più inquinante a livello di emissione di CO2 nell’aria di quanto faccia il comparto diesel.
Quindi, potremmo dunque chiederci quando effettivamente conviene passare all’elettrico
. Secondo Dambach, “quando un utente percorrerà oltre 90.000 km all’anno, ma quasi nessuno userebbe l’auto su queste distanze“. Eppure il settore sta ottenendo le maggiori spinte a livello governativo e di marketing. Secondo l’AD, invece, un taglio netto delle emissioni di CO2 si otterrebbe semplicemente incentivando la rottamazione delle vetture da Euro 0 a Euro 3. Solo in questo modo, elettrico a parte, ci sarebbero riduzioni medie del 90%.Dambach non parla tuttavia in maniera disinteressata, poiché Bosch ha un impianto a Bari che produce esclusivamente pompe diesel destinate ai sistemi Common Rail. Secondo l’AD, nonostante “abbiamo perso due anni per la riconversione e spostato alcune linee di prodotti, Bari può sopravvivere, l’intero settore diesel però è in allarme“. Il diesel, insomma, è di là da andare in pensione anche se in molti stanno tentando di far fallire il comparto.