Quante volte uscendo in città si controlla spasmodicamente nella borsa di avere ancora con sé il telefono? Quella paura di dimenticarlo, ma ancor di più, che ci venga sottratto improvvisamente, riesce a far andare nel panico anche la mente più lucida e razionale.
Data la gran quantità di furti che si verificano quotidianamente, soprattutto nell’ambito degli smartphone, è legittimo temere di esserne caduti vittima. Timore aumentato dal maggior valore che via via assumono, dal punto di vista economico, i modelli in uscita, specialmente i top di gamma.
Però alcune società produttrici di componenti elettroniche stanno ideando dei metodi ingegnosi per mettere al riparo gli utenti dai tentativi di furto dello smartphone. Tra questi, Ericsson ha depositato un brevetto decisamente all’avanguardia, proponendo una soluzione sorprendente, ma geniale, a questo genere di problema.
Ericsson brevetta il telefono impossibile da rubare: ecco di cosa si tratta
La straordinaria invenzione della società consiste nell’”Adaptive Friction”, un sistema che permette al telefono di regolare, in maniera intelligente, l’attrito posto dalla superficie dello smartphone al contatto con una mano. L’idea si basa sull’utilizzo di vibrazioni ad oscillazioni ultrasoniche, che consentirebbero al dispositivo di rendere la propria superficie incredibilmente scivolosa e difficile da afferrare, non appena lo smartphone avvertisse una presa che non gli è familiare.
Il device infatti registrerebbe battito cardiaco, impronte digitali, tipologia di stretta e di impugnatura più frequente del proprietario, e qualora riconoscesse una stretta più affrettata, combinata al mismatch di tutte queste altre caratteristiche, metterebbe in atto i sistemi “antifurto”.
Naturalmente non è detto che questo smartphone venga effettivamente realizzato o messo in commercio: le variabili che riguardano la sostenibilità dal punto di vista economico e l’effettiva efficienza del dispositivo potrebbero fare da deterrente, almeno per qualche anno ancora, alla sua immissione nel mercato. Ma è interessante pensare che le aziende stiano iniziando a considerare queste nuove “soluzioni alternative” a problematiche di comune amministrazione.