Secondo gli ultimi sviluppi teorici, Marte potrebbe essere diventato abitabile 4,2 miliardi di anni fa, ovvero ben prima di quanto precedentemente stimato. Questa datazione colloca l’inizio della vita sul pianeta quasi subito dopo la fine dell’Intenso Bombardamento Tardivo di asteroidi giganteschi.
Secondo gli scienziati, lo sviluppo di microorganismi sarebbe avvenuto circa 500 milioni di anni prima delle più antiche forme di vita terrestri di cui si hanno prove, segno che su Marte come sulla Terra il processo potrebbe essersi originato prima del previsto. Il team di ricerca internazionale che ha coinvolto l’Università dell’Ontario Occidentale, i colleghi del Royal Ontario Museum, l’Università di Portsmouth, il Johnson Space Center della NASA è stato coordinata dal professor D.E. Moser.
Il docente canadese è giunto a tali conclusioni dopo aver analizzato i minerali più antichi rinvenuti in alcune zone meridionali del Pianeta rosso, ovvero zirconi e grani di baddeleyite sottoposti a tecniche di microscopia elettronica e tomografia. Così facendo, gli scienziati hanno dimostrato che questi minerali non sono stati sottoposti a pressioni e temperature enormi come ci si aspetta dalla caduta continua di asteroidi giganteschi.
Si ritiene che all’epoca, così come sulla Terra, sul Pianeta rosso l’acqua fosse abbondante, e tutte le condizioni favorevoli alla vita stessero per avverarsi. Purtroppo poi l’atmosfera marziana fu spazzata via da cataclismi unici avvenuti sul pianeta, ma in passato la vita potrebbe essere stata rigogliosa. Le prove di questa attività cellulare sono ricercate attivamente dal rover Curiosity della NASA
in attesa che tra una ventina d’anni ci sarà lo sbarco su Marte.Intanto, gli astronauti e scienziati coinvolti nel progetto Mars 2020 e quelli successivi possono allenarsi sull’isola vulcanica greca di Santorini. Questo perché le sue rocce basaltiche sono molto simili a quelle scoperte dai rover nei crateri marziani Gusev e Gale, rendendo Santorini un laboratorio unico per addestrarsi alle missioni. In questo caso specifico, è stata la ricerca pubblicata sulla rivista Icarus da Paul Asimow della Caltech.
Secondo il team di ricerca, le analisi hanno mostrato che “le rocce trovate sull’isola greca si potrebbero usare come risorsa accessibile e a basso costo per testare e calibrare strumenti che voleranno nelle missioni per Marte, invece di usare i rari e costosi meteoriti raccolti sulla Terra o materiale faticosamente preparati con miscele sintetiche“.
Inoltre, un altro autore della ricerca operante vicino a Madrid sostiene che “quest’area dell’isola è facilmente accessibile e offre un’eccellente logistica per raccogliere campioni, eseguire test, calibrare strumenti, organizzare addestramenti sul campo e altre attività legate all’esplorazione attuale e futura di Marte“.