Burgess sta lavorando per rendere la luna una guida di riferimento per comprendere di più sui segreti del cosmo. Sta indagando sul colore del terreno, da dove proviene, la composizione (cioè di cosa è fatto) e quanto è stato influenzato dagli agenti atmosferici. Dice che capire questo aiuterà ad identificare la composizione degli oggetti, come gli asteroidi, individuati dai telescopi.
In questo modo, i campioni lunari sono un collegamento tra noi e il cielo, aiutandoci a vedere più in profondità e capire cosa stiamo guardando. Per gli scienziati, la ricerca sui campioni lunari è inestimabile. A differenza della Terra, la luna non è cambiata molto da quando si è formata. Questo la rende una sorta di capsula del tempo, un libro della Genesi per i fisici.
Gli scienziati stanno ancora studiando i campioni lunari dagli sbarchi sulla Luna di Apollo. Ma ora c’è un rinnovato interesse nel mandare di nuovo gli umani sulla Luna anche per altri motivi.
Il presidente Trump vuole che arrivino lì entro il 2024. Gli scienziati stanno fremendo sulla possibilità di studiare le rocce dal polo sud lunare (il lato della luna che non si vede mai dalla Terra).
Gli sbarchi sulla luna, il primo dei quali, Apollo 11 (accaduto 50 anni fa questo luglio) comprendeva più missioni, e nel corso degli sbarchi sul piccolo satellite, gli astronauti hanno riportato 842 libbre di rocce lunari, ciottoli e terra.
Non è esagerato dire che quelle rocce hanno cambiato la comprensione del nostro sistema solare. “Prima di Apollo, non sapevamo davvero come si potesse formasse la luna”, dice Juliane Gross, una scienziata della Rutgers University.