Avocado, bowl, insalate ricche e variegate. Basta fare un salto su Instagram per scoprire gli ingredienti e i colori del momento. Locali e posticini che, in ogni latitudine del globo, sembrano sorgere per stimolare scatti e condivisioni. Eppure, l’universo della food photography e dei cosiddetti Food lovers ha molto altro da offrire e da raccontare.
Fotografare il cibo non vuol dire semplicemente cogliere like e consensi. Lo scatto deve esprimere lo stile di chi è dietro l’obiettivo, deve distinguersi e, non ultimo, deve letteralmente far venire l’acquolina in bocca a chi lo osserva. Wiko ha voluto interrogare alcune food blogger italiane per capire quali sono i do’s e don’ts di questa fotografia.
Si parte da una regola aurea: “non fotografare mai ciò che non mangeresti, il racconto mancherebbe di obiettività fotografica e verbale”. Francesca D’Agnano, penna e obiettivo di Singerfood, pugliese di nascita e milanese di adozione, parte sempre da questo assunto. La stessa aggiunge che Il “making of” è fondamentale.
Pertanto, se dovesse dare un consiglio su come fotografare il cibo, Francesca non potrebbe prescindere dalla preparazione di esso. “Osservare la preparazione di una ricetta attraverso il filtro della macchina fotografica mi fa diventare parte del processo creativo”. Ma qual è l’elemento più fotogenico e che entra di rigore nelle gallery fotografiche?
Roberta Castrichella, food blogger e food stylist, nota su Instagram come RobySushi, dichiara il suo profondo amore per i primi piatti a base di pasta: “a livello di styling danno l’opportunità di essere impiattati in molteplici modi e di giocare con i colori. Se poi gli stessi piatti si inseriscono all’interno di una ricca tavola imbandita, il gioco è fatto”.
Per non parlare dei dolci. Gli amanti delle colazioni su Instagram sono inarrestabili. Ilaria Vita, blogger e storyteller, autrice del profilo Instagram Pepitepertutti ha una sfrenata passione per i dolci
. “Inseriti all’interno di un set colorato e luminoso rendono lo scatto bello e condivisibile”.Tessuti, tovaglie, fiori, i famosi “props” o oggetti di scena, donano poi carattere e originalità. Più minimale e razionale per stile è invece Paola Buzzini di SoupOpera che preferisce non aggiungere troppi elementi. Paola, che ha alle spalle anni di lavoro in gallerie e studi creativi, utilizza i suoi scatti anche per parlare di sostenibilità.
Un tema attualissimo e che Paola ha scelto di raccontare nel progetto STRAFOOD insieme a Luisa Manfrini: “il cibo è un punto di partenza per parlare di un circolo virtuoso. Gli ingredienti vengono valorizzati e suggeriamo degli utilizzi alternativi, non solo in cucina”. Ma come scattare quindi una bella fotografia di un piatto appena arrivato in tavola?
Sul punto di vista, le quattro food blogger dichiarano all’unanimità la predilezione per lo scatto zenitale o, comunemente detto, dall’alto. È il punto di vista di chi è in piedi e abbassa lo sguardo per vedere cosa c’è in tavola. Perfetto per adattarsi tanto a set ricchi di dettagli che per cogliere l’anima di uno styling più minimale.
Il set è allestito, il piatto è pronto, la visione è quella corretta, cosa evitare quindi? Roberta suggerisce di “non scattare in posti con poca luce utilizzando il flash, o anche fotografare in cui c’è una luce diretta troppo forte, come ad esempio sotto al sole, poiché si avrebbero ombre troppo forti sul piatto. È meglio optare per una luce diffusa”.
È importante evitare anche close up troppo ravvicinati: possono svelare quelle piccole disattenzioni e sbavature che possono compromettere la qualità e la pulizia dello scatto. Altre regole sono: seguire il proprio stile da food lovers, senza scimmiottare mode e trend del momento ed avere quindi coerenza e credibilità.