A partire dall’inizio del prossimo anno, e per tutto il 2020, gli operatori italiani che hanno vinto l’asta delle frequenze 5G renderanno disponibile la fruizione della rete al grande pubblico. Si tratta di un risultato straordinario, tenendo presente i tempi ristretti con cui si è dovuto mettere mano al supporto infrastrutturale sia fisico sia virtuale per approntare la rete.
L’asta per le frequenze si è tenuta a cavallo tra settembre e ottobre del 2018, portando cinque operatori di telefonia attualmente presenti in Italia ad aggiudicarsi la fruizione delle reti. Le società vincitrici corrispondono a Tim e Vodafone (che insieme hanno investito la fetta maggiore di denaro, pari a 1,2 miliardi ciascuno), Wind-Tre, Iliad e Fastweb, per un totale di 6,5 miliardi investiti – per non restare esclusi dalla corsa per la connessione del futuro.
Sì, perché di questo si parla: il 5G corrisponderà alla rete del futuro per molteplici aspetti, che ora andremo ad esplorare insieme all’analisi sulle implicazioni sulla nostra salute.
Anzitutto, risulta necessario partire da un presupposto fondamentale: il 5G non è soltanto l’implementazione del suo predecessore 4G LTE. Esso andrà sostanzialmente a ricavarsi sempre più spazio fino a soppiantarlo completamente, ma non si tratta semplicemente di un’evoluzione in termini di velocità.
Nonostante, comunque, la velocità risulti una delle cifre distintive di questa nuova connessione: i picchi massimi in download e upload corrisponderanno rispettivamente a 20 Gbps e 10 Gbps (anche se la velocità media reale si attesterà verosimilmente attorno a 1,4 Gbps, che rappresenta comunque un valore altissimo rispetto ai precedenti 10 Mbps). Questo sarà possibile grazie ad onde radio che raggiungeranno frequenze fino a 300 GHz
– mentre quelle in uso attualmente non vanno oltre i 5 GHz.Un altro aspetto importante corrisponde alla latenza, che di norma non dovrebbe superare i 4 ms, ma che verosimilmente riuscirà a raggiungere mediamente valori di 1 ms, rispetto ai 20 ms dello standard LTE. Questo consentirà di fatto di avviare uno streaming video con la stessa prontezza di un brano musicale, giocare online tramite cloud e permettere la connessione contemporanea di moltissimi dispositivi, dando ampio spazio all’IoT.
Un apparato così potente, però, ha un forte limite: la propagazione delle onde radio nello spazio diventa molto più sensibile agli ostacoli fisici. Per questo motivo diviene necessario installare più celle, ma al contempo si pone consequenzialmente il problema dell’elettrosmog e dell’eccessivo numero di radiazioni in campo, che potrebbero determinare l’insorgenza di alcune patologie o addirittura la nostra estinzione, come profetizzato da Martin Pall.
Quanto profetizzato finora dallo studioso Martin Pall in realtà non sembra trovare fondamento nelle ricerche finora condotte. La correlazione trovata è solo di tipo temporale, ma non causale, e pertanto non ci sono in realtà rischi noti, almeno per il momento, sulla nostra salute.
Il tema delle esposizioni ai ripetitori è un po’ più complesso rispetto alle esposizioni casalinghe quotidiane, perché non si può valutare un’esposizione duratura nel tempo se non in pochissimi casi (chi vi abita nelle vicinanze, ad esempio). Questo numero esiguo non sarebbe sufficiente per costituire la base di uno studio scientifico. Non ci resta che affidarci agli studi futuri, e nel frattempo attendere strepitanti l’arrivo della nuova connessione.