Uno studio condotto in collaborazione tra diversi enti e personalità di spicco nel mondo del wellness e della medicina, ha provato ad immaginare l’uomo e la donna del futuro. I ricercatori hanno cercato di individuare le aree anatomiche interessate dai cambiamenti più evidenti. Lo studio quindi si è posto come obiettivo quello di ipotizzare come potrebbe apparire un essere umano nel prossimo futuro, così è nata Mindy.
Gli studiosi sono partiti dal presupposto che l’uomo del terzo millennio è sempre connesso. L’utilizzo di smartphone, tablet e PC all’ordine del giorno e, questo, influenza i movimenti e la postura. Proprio per questo motivo, a risentire maggiormente di questo sarà il collo, le mani e i gomiti.
Il primo cambiamento importante sarà quello del collo a causa di svariate ore piegati a guardare lo schermo di uno smartphone. Per questo motivo la natura interverrà ripiegando il collo verso il petto e riducendone le dimensioni, creando una gobba e di fatto attaccando la testa alle spalle.
Altra modifica sostanziale che si potrà ottenere
è la modifica della mano. Le dita diventeranno simili ad artigli ricurvi per poter tenere in mano i device ed utilizzarli meglio di come è possibile fare adesso. Anche il gomito subirà un cambiamento, fissandosi ad una posizione di 90 gradi. Grazie a questa posizione sarà più facile utilizzare lo smartphone o anche solo portarlo all’orecchio.Tuttavia l’evoluzione più particolare ipotizzata da questo studio è la presenza di un secondo paio di palpebre. Questa soluzione scaturisce dalla necessità di schermare la luce blu proveniente dai device. Nonostante “Mindy” a prima vista possa apparire spaventosa, i presupposti lasciano intendere che si tratti di un futuro abbastanza plausibile.
Ricordiamo che la ricerca è stata condotta da Caleb Bake, esperto di wellness e salute della Maple Holistics, Nikola Djordjevic di Med Alert Help, K. Daniel Riew del New York-Presbyterian Orch Spine Hospital. Hanno partecipato anche Adina Mahalli di Enlightened Reality, Kasun Ratnayake dell’Università di Toledo, Sal Raichbach dell’Ambrosia Treatment Center e Ellen Wermter della Charlottesville Neurology and Sleep Medicine.