Sempre più spesso si sente parlare di Internet delle cose e del nuovo standard per le connessioni mobili. Con la sua entrata in funzione a partire dal 2020, il rinomato 5G permetterà agli utenti di testare velocità mai raggiunte prima, na non solo. Questo nuovo tipo di connessione permetterà agli utenti di connettere molti dispositivi alla rete, come ad esempio quelli per la domotica domestica, auto e accessori vari.
Nonostante tutte queste notizie positive, però, il 5G sta portando con sé anche tante paure e quesiti in merito ai rischi. Il nuovo standard sarà nocivo per le persone?
I dubbi in merito all’Internet of Things sono molti, ma quasi tutti riguardano i potenziali danni sull’uomo. Sono diversi gli utenti che hanno espresso la loro titubanza in merito al 5G e tutto ciò può essere anche capito visto il nuovo tipo di tecnologia.
In particolar modo, cioè che spaventa davvero determinate persone sono le onde radio che circoleranno nello spazio. Come mai? Beh perché in aggiunta alle bande già utilizzate dal 4G, il nuovo standard ne utilizzerà anche delle nuove: rispettivamente quelle da 3.4 GHz e 25 GHz.
I ripetitori dedicati a tale scopo saranno più numerosi e dotati di celle più fitte, inoltre verranno collocati ogni 500/1000 metri e supportati anche da satelliti artificiali in grado di raggiungere le zone scoperte.In merito a tutte queste novità, come ci si può immaginare, sono molte le domande e le relative preoccupazioni, ma grazie ad alcune ricerche scientifiche possiamo già fornire delle risposte. Anzitutto è necessario sottolineare che le ricerche, al momento, hanno potuto testare solo gli effetti sul breve periodo: il 5G è nato da troppo poco per poter sapere che effetti ha a lungo termine. Appurato questo particolare, associazioni come l’AIRC hanno effettuato diversi studi ed esperimenti in merito e i report finali affermano che non c’è un evidente correlazione tra l’esposizione alle nuove onde radio e l’insorgenza di glioma.
Possiamo infine concludere che le nuove frequenze adoperate dal IoT verranno assorbite in grado minore rispetto a quelle utilizzate dal 3G e 4G.