Alcuni ricercatori recentemente hanno scoperto nelle pianure del Nord del Pianeta di Marte delle riserve d’acqua e ora, allo stato solido sotto la crosta, hanno scoperto dei vulcani di fango; a quanto pare, si tratta di un’area di 12.000 chilometri quadrati e secondo le varie ricerche effettuate sono la conseguenza della risalita di acqua, gas e sedimenti.
Ad effettuare questi studi, sono alcuni ricercatori provenienti dall’Università di Padova con a capo De Toffoli Barbara del Dipartimento di Geoscienza; questo studio, apre un quesito importante: quanta acqua è rimasta sul Pianeta e quanta in profondità?
Secondo quanto analizzato, la formazioni di questi vulcani sarebbe avvenuta 370 mila anno fa e la stessa dottoressa De Toffoli osserva: “dobbiamo immaginare i vulcani di fango come edifici singoli e scollegati come una rete di fratture che coinvolge uno spessore di 18 km della crosta, che abbiamo ipotizzato essere la sorgente dei materiali emessi e risaliti in superficie che hanno prodotto i vulcani di fango; abbiamo inoltre stimato l’età di tali vulcani: maggiore è l’età di una superficie quanto maggiore sarà stato il flusso di impattori che l’ha raggiunta e maggiori saranno le loro dimensioni.”
Secondo le varie ricerche effettuate, si stima che il Pianeta di Marte fosse vivace circa 3,5 miliardi di anni fa perché l’attività dell’acqua doveva essere molto intensa da permettere ai fiumi di scavare interi percorsi; insomma, una vera e propria scoperta anche se, questi vulcani di fango hanno aperto un nuovo capitolo di domande a cui è difficile rispondere.