Ormai la dimensione che hanno raggiunto gli smartwatch sul mercato è chiara, si tratta di dispositivi che puntano principalmente ad un aspetto. Se anche sono nati come shortcut per attivi semplici come la lettura di messaggi, alla fine sono diventati un qualcosa che punta alla salute. Tengono conto dei nostri passi, del nostro battito cardiaco e altro ancora, insomma sono diventati dagli angeli custodi e più volti hanno dimostrato di essere bravi in questo.
Prendiamo per esempio gli Apple Watch. Da quando la compagnia statunitense ha deciso di introdurre il monitor per la frequenza cardiaca ci sono stati diversi salvataggi di persone. Più volte il sensore ha avvertito alcuni proprietari della presenza di qualcosa di anomalo. A seguito di accertamenti medici ci sono state delle conferme sulla pericolosità di tali anomali e quindi sono riusciti a salvare delle vite. L’ultimo caso in questione riguarda un 48enne
inglese, Paul Hutton.Di norma il range della frequenza cardiaca media di uomo in salute, a riposo, è tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Nel caso di Paul, lo smartwatch aveva registrato che il battito stava lentamente scendendo sotto i 40 battiti e quindi ha rilasciato una notifica. A seguito di accertamenti clinici all’uomo è stato proibito di consumare la caffeina; per quanto sembra un controsenso in quanto è una sostanza eccitante, a volte può anche abbassare la frequenza.
Questo non ha funzionato e altre visite hanno evidenziato come c’era la presenza di bigeminismo ventricolare; si tratta quando in seguito ad un battito regolare ne avviene uno non regolare che impedisce il corretto afflusso di sangue. Senza l’Apple Watch probabilmente Paul l’avrebbe scoperto molto dopo e magari subendo qualche sgradevole conseguenza.