Di cosa si sta parlando? Ma di privacy e della sicurezza dei propri dati privati, è ovvio. Di recente si è scoperto che la nota applicazione FaceApp si comportava in modo non esattamente limpido. Tutti a gridare allo scandalo per questo motivo quando in realtà gli sviluppatori di tale app non è che abbiano dovuto inventarsi quale complotto internazionale per avere accesso ai nostri dati. Tutto era scritto in chiaro sulle condizioni d’uso, già, quei documenti digitali che nessuno legge, ma che tutti accettano; anche i Social Network che tutti noi usiamo li hanno e chissà cosa c’è scritto.
Il web sta impazzendo per una moda, per una challenge. “Presto, non c’è tempo di leggere le condizioni d’uso, voglio subito vedere come sarò da vecchio“. Effettivamente con una motivazione del genere non si può di certo perdere minuti preziosi a capire quello che si sta facendo. Nessuno firmerebbe mai un contratto
senza leggerlo, ma tutti accettano queste condizioni senza neanche provarci a farlo solo poi per finire a lamentarsi.
Google ha accesso ai nostri dati di navigazione della modalità incognito di Chrome, Facebook ha accesso a tutti i dati che noi stessi mettiamo disponibili sulla piattaforma, gli sviluppatori russi di FaceApp rubano le nostre immagine attraverso l’applicazione. La realtà è che tutto al giorno d’oggi tiene traccia di noi, di quello che siamo, di cosa facciamo, di dove siamo. Qualcuno potrebbe terrorizzarsi all’idea di trovarsi in un presente orwelliano e per certi versi è così. La realtà è che l’utente non dovrebbe più stupirsi di questo però lo fa. Certo, è lecito lamentarsi quando qualcuno fa qualcosa alle nostre spalle, ma poi diventa ipocrita farlo quando siamo stati noi stessi a dare il consenso alla profilazione e ad altro ancora.