Per il cinquantennale dello sbarco sulla Luna sono di nuovo circolate tutte le bufale più fantasiose che negano che l’uomo sia mai approdato sul nostro satellite. Tutte le tesi sul complotto USA del presunto allunaggio vertono più o meno sulla medesima conclusione: sarebbe stato una gigantesca messa in scena cinematografica diretta nientemeno che dal maestro Stanley Kubrick.
C’è poi chi corregge parzialmente il tiro sostenendo che solo la missione Apollo 11 sarebbe stata una messa in scena, mentre le altre avvennero davvero. Altri se la prendono con delle foto contraffatte, altri ancora ritengono che il brusco calo delle missioni lunari sia dovuto agli alieni. Insomma c’è una varietà di gusti per tutti i palati in queste teorie complottiste, e in questo pezzo cerchiamo di riassumere le migliori bufale sulla Luna, a prima vista sostenibili, ma facilmente confutate.
Luna, la prima bufala è una bandiera non dovrebbe sventolare
La storia della bandiera che si vedrebbe sventolare ha una spiegazione talmente evidente che solo i complottisti più cocciuti la prendono sul serio. Nello spazio vuoto non sventola nulla, e nei filmati gli astronauti che passano vicino alla bandiera tentano in qualche modo di farla muovere senza successo.
Quella mancanza di stelle
C’è qualche buontempone che canzona Stanley Kubrick di essersi scordato delle stelle nel cielo, quando invece la NASA ha spiegato che le videocamere vennero regolate per ridurre il bagliore potente del Sole. Le stelle ci sono, ma sono molto più fioche.
La presenza di riflettori cinematografici: ombre e luci non corrette
Sembra che, durante la missione Apollo 12, nel casco dell’astronauta Alan Bean ci sia il riflesso di una fila di riflettori, quando invece se passiamo in rassegna l’immagine originale ad altissima risoluzione scopriamo la presenza di abrasioni nel vetro del casco.
Le ombre sulla Luna sono state considerate un falso, come frutto di riflettori da studio, quando invece dipendono da un effetto della prospettiva. Questo perché la mancanza di atmosfera rende difficile valutare distanze e dimensioni reali del paesaggio lunare.
Per quanto riguarda infine le luci, sembra che oggetti e astronauti sia apparsi nelle foto troppo chiari rispetto alla reale illuminazione a cui erano soggetti, sempre per colpa della presenza di riflettori cinematografici. In realtà la superficie lunare riflette ampiamente la luce del Sole.
La ripresa del decollo del modulo LEM
Nelle missioni Apollo 15, 16 e 17 possiamo vedere il modulo lunare LEM decollare, cosa che secondo i complottisti sarebbe impossibile se non per la presenza di un set cinematografico. In realtà si tratta di una videocamera montata sul rover lunare per effettuare le escursioni sul suolo lunare. Riprese e zoom potevano essere programmate.
Non esisteva la tecnologia sufficiente
C’è chi sostiene che la tecnologia dei motori per andare sulla Luna all’epoca non era stata ancora inventata o non c’era modo di produrla. Invece, lo sforzo maggiore veniva compiuto dal razzo Saturn V, una tecnologia derivante nientemeno dai vettori V2 del tedesco Von Braun. Per quanto riguarda le strumentazioni, non tutto era già a disposizione degli astronauti, poiché computer e altri comandi vennero affinati dopo anni di esercitazioni e missioni intermedie a volte fallimentari.
Quei sassi contrassegnati con delle lettere
Si tratta solo di un sasso in realtà, il quale sembra riportare sulla superficie una lettera “C”, come se si trattasse di un oggetto di scena. Anche in questo caso il problema risiede nella scarsa qualità delle immagini utilizzate, quando nella scansione di quella originale ad alta risoluzione non compare.
Come si è potuto usare delle pellicole con le temperature lunari?
Qui qualcuno di poco preparato potrebbe cadere nella mani dei complottisti, quando invece è stato spiegato che le oltre 300 foto scattate della missione Apollo 11 furono realizzate con fotocamere Hasselblad e tutt’oggi conservate a una temperatura di -17°C negli archivi della Nasa.