Per combattere l’evasione fiscale in maniera decisiva, lo Stato ha fatto partire i controlli del Fisco sui conti correnti italiani depositati nelle principali banche come BNL, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Con lo strumento detto “risparmiometro”, l’Agenzia delle Entrate ha così iniziato a puntare il dito contro i potenziali movimenti di evasori fiscali, valutando la bontà delle operazioni bancarie di privati cittadini titolari di partita iva e aziende.
L’algoritmo che lavora nel risparmiometro è completamente autonomo e si basa sull’analisi dei conti alla ricerca di uno scostamento fra entrate e uscite superiore al 20%. Oltre questa soglia, il conto corrente verrà inserito in una lista di potenziali evasori. Nella seconda tornata di controlli, il contribuente dovrà garantire la responsabilità delle proprie azioni fornendo la documentazione richiesta.
Nel mirino del fisco ci sono soprattutto operazioni di difficile tracciatura, come il versamento o il prelievo di somme di denaro superiori a 5.000 euro, bonifici per acquisto di autoveicoli, imbarcazioni o immobili, e il trasferimento di capitali all’estero. Bisogna quindi fare attenzione alle nostre operazioni, perché depositare 3.000 euro in banca in contanti non sarà più un qualcosa che passerà indenne al risparmiometro.
E l’accertamento fiscale sulla movimentazione anomala richiederà ben più di una semplice dichiarazione in auto certificazione per dimostrare che non stiamo facendo nulla di male. Se invece si preleva denaro allo sportello, non ci sono particolari vincoli; ma, per la normativa antiriciclaggio, la banca potrà chiedere al cliente di giustificare la finalità del prelievo per somme superiori ai 5.000 euro.
In ogni caso, la banca si riserva di segnalare l’anomalia all’UIF, Ufficio di Informazione Finanziaria presso la Banca d’Italia, il quale potrà far scattare controlli fiscali demandati all’Agenzia delle Entrate e alla GdF.