Uno studio effettuato sulla stella S0-2, dopo venti anni di osservazioni, ha confermato “l’effetto della relatività generale su un corpo che è soggetto ad un campo gravitazionale intenso“. Un fatto che sancisce ancora una volta che Albert Einstein aveva ragione quando scrisse la sua Teoria della Relatività Generale.
E tutto ciò si è scoperto nelle profondità del centro della nostra galassia, la via Lattea. La stella S0-2 compie un’orbita intorno al buco nero super massiccio Sagittarius A* che occupa il centro della galassia. I ricercatori hanno combinato la posizione e gli spettri visibili e invisibili offerti da S0-2, ricostruendo il modello 3D dell’orbita più preciso di sempre di una stella intorno al buco nero Sagittarius A*. In questo modo è stato confermato l’effetto della relatività generale su un corpo soggetto a un campo gravitazionale intenso.
Teoria della Relatività: confermati gli studi di Einstein dopo 20 anni
Parlando di spettri, è proprio il fenomeno del redshift, cioè lo spostamento della luce a lunghezze d’onda diverse da quelle emesse dalla sorgente, la chiave della scoperta. Quanto allo studio in questione, gli esperti hanno dimostrato che lo spostamento dello spettro di S0-2 verso il rosso è in linea con quello previsto dalla stessa teoria della relatività generale vicino ad un buco nero di 4 milioni di masse solari.
Avendo di questa stella l’orbita completa in tre dimensioni, ci offre l’opportunità unica di testare la relatività generale direttamente sul campo. Come spiega la dottoressa Andrea Ghez, coautore dello studio pubblicato su Science: “ci siamo chiesti come si comportasse la gravità vicino ad un buco nero super massiccio e se la teoria di Einstein ci stesse raccontando l’intera storia. Guardando le stelle spostarsi nell’orbita completa ci fornisce la prima opportunità di testare la fisica fondamentale utilizzando il movimento di queste stelle”.
La teoria di Einstein del 1915 è la miglior descrizione di come funzioni realmente la gravità, spiega la Ghez, che con il suo team ha potuto misurare direttamente questo fenomeno vicino ad un buco nero super massiccio e, per questo motivo, la ricercatrice ha ribattezzato il suo studio “astrofisica estrema”.