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Campus Party 2019, come i giovani vogliono l’internet del futuro

Campus Party 2019 racconta, grazie a Kantar, cosa pensano i Campuseros del web e come vorrebbero che fosse “l’internet del futuro”? Grazie a “World_Wide_We_” lo studio che ha coinvolto tutta la community internazionale di oltre 650.000 Campuseros, sono stati raccolti attitudini e percezioni sul web di oggi e le idee per la rete di domani.

In ottica di co-creation, i Campuseros sono stati invitati ad esprimersi su questi temi, dalla lotta alle fake news al fenomeno dell’hate speech, dalle proposte di nuovi metodi di sostentamento per i siti web, alla difesa della privacy. È stato inoltre possibile, raccogliere idee specifiche per un web migliore.

 

Campus Party 2019 tra innovazione, modelli e idee per l’internet di domani

Quattro finalisti hanno presentato direttamente a Sir Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, e a tutta la platea del Main Stage dell’evento, le loro proposte concrete per ispirare l’evoluzione della rete. Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel, Insights Division, Kantar ha dichiarato:

“Il feeling diffuso nei Campuseros nei confronti della rete è sempre molto positivo: #apertura, #libertà, #frenesia, #sorpresa, #novità le variabili emozionali maggiormente emerse che definiscono un’esperienza ed una percezione ricche e coinvolgenti. Emergono però anche aree come #novità, #trust e #sicurezza. Il web è parte della nostra vita, e non vogliamo farne a meno, ma d’altro canto esistono aree buie che velano la relazione.”

Lo studio “WORLD WIDE WE_” ha inoltre evidenziato che il 66% dei Campuseros ritiene importante (e sarebbe disposto a pagare) per avere un web che tuteli la privacy, che non raccolga dati personali, non li metta a disposizione dei giganti del web, che sia garantito contro le fake news.

Inoltre, è emerso che il 98% degli intervistati ha ben chiaro il modello di business basato sulla pubblicità, che sostiene i siti di news, i social network, i motori di ricerca: la loro opinione vede un terzo dei rispondenti d’accordo con il modello, ma un 50% invece disturbato dal sistema che prevede lo sfruttamento dei propri dati.

La raccolta e gestione dei dati personali focalizza l’attenzione ed evidenzia un malessere diffuso. La raccolta dei dati di comportamento che sono venduti a terzi (81%), ma anche solo la raccolta (73%) e le geolocalizzazioni (71%) così come anche i dati relativi alla navigazione (64$) evidenziano disagio e malcontento.

“Il web è entrato nelle vite dei Campuseros – ha detto Federico Capeci – le ha penetrate, attraverso la connettività dei diversi device. Sono legati alla rete, ne comprendono appieno il modello di business, l’ecosistema del web e le sue implicazioni. I risultati degli scandali degli ultimi anni hanno contribuito però a sollevare timori e preoccupazioni”.

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Pubblicato da
Marco Serra