A distanza di oltre 30 anni dal terribile incidente nucleare accaduto a Chernobyl, in Ucraina, la popolazione e lo scenario naturalistico e paesaggistico presentano ancora i segni e le cicatrici dell’impatto, oltre a pagarne (a caro costo) ancora le conseguenze. Nonostante la massiccia presenza di flora e fauna, gran parte del territorio è severamente proibito per l’uomo, a causa della presenza di scorie nucleari.
E come dar torto alle autorità competenti dell’Ucraina, considerando che un progetto di ricerca sviluppato dall’Università di Bristol ha emerso nuove zone terribilmente radioattive nell’area. Lo studio è stato effettuato grazie all’utilizzo di droni che hanno sorvolato la famosa “zona di esclusione” di Chernobyl, ossia l’area intorno al nocciolo dal quale è scoppiata la bomba nucleare. I rilevamenti hanno evidenziato raggi gamma e neutroni ancora liberi nell’aria.
Ancora paura e terrore dopo decenni per Chernobyl
La squadra, grazie all’aiuto di 50 voli di droni in 10 giorni, ha mappato un’area di oltre 15 km quadrati. Il meccanismo utilizzato si è basato su un laser denominato Lidar. Le radiazioni sono state studiate invece, mediante uno spettometro a raggi gamma inserito sopra di un drone adatto all’uopo.
I velivolo sono partiti da Buriakivka, distanti 13 KM dall’epicentro della bomba e son passati per Kopachi. Il punto di arrivo è stata la Foresta Rossa, denominata così per via del colore rosso dell’esplosione nucleare, distante meno di 1000 metri dalla centrale nucleari. Qui, la presenza di radiazioni è preponderante come mai in nessun altro luogo sul pianeta. Già si ipotizzava un alto livello di radioattività nella Foresta, ma non si immaginava valori così elevati come quelli percepiti dagli spettometri montati sui droni.