Carpire i segreti dell’universo è sempre stata tra le ambizioni più imponenti verso cui l’essere umano si è dedicato. Sin da quando l’uomo ha rivolto il proprio sguardo verso il cielo, il fascino ammaliante delle stelle lo ha turbato per i suoi misteri ma al contempo l’ha lasciato attonito di fronte a tanta bellezza, e così è stato anche nei secoli successivi.
Durante gli ultimi anni, però, si è acquisita maggiore consapevolezza riguardo ai pericoli che lo spazio potrebbe riservare. Da quando si è teorizzato che l’estinzione dei dinosauri sia avvenuta in corrispondenza della caduta di un meteorite di dimensioni apocalittiche, l’osservazione del cielo non è più stata considerata solo un mezzo attraverso cui ampliare le nostre conoscenze, ma anche un’indagine necessaria per debellare le minacce che ne derivano.
Negli ultimi giorni si sta parlando molto di un asteroide, chiamato QV89 2006, il cui passaggio vicino al nostro pianeta sta destando notevole preoccupazione. Ma quanto c’è di vero in questa vicenda?
È necessario partire dal presupposto che il passaggio dell’asteroide, per quanto reale, difficilmente potrebbe esitare in un impatto con la Terra e determinare ingenti danni. Primo, perché la superficie terrestre è ricoperta per il 70% di acqua, il che riduce le probabilità che pur puntando in nostra direzione l’asteroide effettivamente colpisca dei centri abitati. E secondo, perché in base alle conoscenze attuali il corpo estraneo passerà a milioni di km dalla Terra, e la probabilità d’impatto è pari allo 0,014%.
A dirlo sono la NASA e l’Agenzia Spaziale Europea: benché alle nostre orecchie risulti una novità, il passaggio di questo asteroide era noto già da diverso tempo (proprio dal 2006, come riporta il suo nome) grazie agli studi continui, al monitoraggio e ai calcoli astronomici che è stato possibile portare a termine.
Certo, come detto in apertura, questo meteorite esiste davvero, si chiama QV89 2006 e non sarebbe neppure il primo caso di corpo celeste che si ritrovi a transitare a poca distanza dal nostro pianeta. Il suo diametro, secondo gli esperti, equivale a circa 40 metri: un eventuale impatto potrebbe al massimo distruggere qualche centro abitato, ma non certo avere conseguenze apocalittiche. Basti considerare che, per l’estinzione dei dinosauri, ci volle la collisione di un meteorite grande 10 km con velocità inerziale decisamente alta prima di essere rallentato dalla nostra atmosfera.
Benché così remoto, gli scienziati si stanno comunque preparando a mettere in campo delle contromisure, qualora l’impatto si rivelasse un pericolo per l’incolumità del pianeta. Al momento, la miglior soluzione corrisponde alla deviazione del corpo celeste con il lancio di una serie di missili.
Maggiore attenzione andrà piuttosto riservata all’asteroide Apophis, il cui passaggio nei pressi del nostro pianeta sembrerebbe essere più rilevante rispetto a QV89. Ma c’è ancora tempo: sembra che il transito non avverrà prima del 2036.