Le autorità locali hanno sviluppato un progetto realizzato in collaborazione con l’Università di Bristol. Lo scopo è quello di fare luce sugli effetti che hanno devastato l’area attorno all’epicentro della cosiddetta “zona di esclusione”. Grazie all’uso di droni è stato possibile ottenere nuove informazioni ai raggi gamma che hanno scansionato l’aria rivelando particolari scioccanti sui neutroni ancora liberi nell’atmosfera.
Grazie a 50 perlustrazioni in 10 giorni si è riusciti a delimitare un’area di oltre 15 km quadrati attorno a Chernobyl. Il metodo utilizzato, basato su laser Lidar, ha portato in superficie nuovi risvolti per lo studio delle radiazioni che hanno sfruttato il metodo dello spettrometro a raggi gamma. L’obiettivo è stato inserito sopra i droni che hanno sorvolato la zona per giorni alla ricerca di forme di vita.
Niente da fare. Dalla zona di partenza situa a Buriakivka, distante 13 Km dall’epicentro della deflagrazione, si è passati per Kopachi con destinazione stabilita nella Foresta Rossa, così chiamata a causa del colore rosso acquisito dopo l’esplosione. Qui, a meno di 1 Km dall’epicentro, la presenza di radiazioni è più alta che in qualsiasi altro luogo sulla Terra. Sono stati rivelati valori fuori dalla norma e ben lontani da quelle che erano le aspettative iniziali. Trovare la vita in questo luogo è praticamente impossibile.