Chi ha mai giocato ad un qualche videogioco, tanto per console quanto per computer, avrà sicuramente avuto a che fare con il PEGI, uno standard che viene utilizzato per classificare i videogames attraverso otto tipologie di contenuto (linguaggio scurrile, discriminazione, droghe, violenza, sesso, online e paura) e cinque differenti categorie di età (3, 7, 12, 16 e 18 anni), e che vengono poi indicate da cinque differenti bollini posizionati in basso a sinistra sulle copertine dei videogiochi.
Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia per la quale, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, la classificazione PEGI verrà imposta per legge e diventerà illegale vendere un videogame per adulti con classificazione PEGI 18 ad un minorenne. Ma è proprio vero? Del resto si tratterebbe di un cambiamento che potrebbe avere un impatto davvero grande sul mercato videoludico, dal momento in cui secondo i dati forniti dalla stessa AESVI, almeno il 20% dei videogiocatori italiani sarebbero proprio minorenni
.No, fortunatamente quella diffusa negli scorsi giorni è stata una notizia smentita dalla Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani. Un errore commesso dalla fonte della notizia, che ha mal interpretato le parole di Thalita Malagò, direttrice generale dell’AESVI.
La classificazione PEGI diventerà davvero obbligatoria per legge, ma questo non significa che la vendita dei videogiochi con classificazione PEGI 18 sarà vietata ai minori. Semplicemente, per essere immessi nel mercato italiano, i giochi devono obbligatoriamente riportare la classificazione PEGI, mentre resterà al cliente stabilire se acquistare o meno il prodotto. Dunque, giocatori d’Italia potrete continuare tranquillamente ad acquistare (e giocare) titoli per adulti, anche quando entrerà in vigore il nuovo regolamento.