La serie TV Chernobyl ha ottenuto un successo tale da aver ravvivato la curiosità su quanto accaduto trent’anni fa, e non è un caso che il turismo nelle zone del disastro abbia registrato un forte aumento proprio in questi ultimi mesi.
Un vero e proprio disastro nucleare, che ha avuto conseguenze sanitarie e ambientali disastrose. Facendo riferimento al documento ufficiale Chernobyl’s Legacy: Health, Environmental and Socio‒Economic Impacts, a cura del Chernobyl Forum al quale hanno preso parte otto agenzie specializzate dell’ONU, offriremo una panoramica generale sull’impatto che l’esposizione alla radioattività ha avuto sull’ambiente.
La nube radioattiva generata dall’esplosione del reattore numero quattro della centrale riuscì a raggiungere diversi Paesi, tra cui la Scandinavia, l’Olanda, i Balcani, l’Austria, la Svizzera, la Germania meridionale e la Svezia, oltre che ricadere sulle zone adiacenti alla centrale, contaminandole al punto tale da rendere necessaria l’evacuazione.
Queste aree vennero divise in quattro classi in base all’attività riscontrata: nella Zona di Esclusione vennero fatte evacuare 135.000 persone, mentre altre 270.000 dovettero abbandonare la seconda area. Della terza area, 580.000 persone furono sottoposte a controlli medici speciali, mentre gli oltre quattro milioni di persone che occupavano la quarta area
furono sottoposti ad un controllo periodico regolare.Nei venti anni successivi all’esplosione, la popolazione nelle aree coinvolte dall’incidente (Bielorussia, Russia e Ucraina) ha assorbito fra i 10 ed i 30 millisievert, ma in zone più ristrette sono stati addirittura superati i 100 millisievert. Tuttavia, ad assorbire la maggior quantità di radiazioni è stato il personale che si occupò della bonifica dell’area: 28 liquidatori morirono nel corso del 1986 ed altri 19 persero la vita negli anni successivi. Altre persone morirono per tumori alla tiroide correlati alle radiazioni assorbite.
Nonostante sia stato piuttosto difficile distinguere l’insorgenza di patologie legale al disastro rispetto a quelle che invece derivavano da cause naturali, il Chernobyl Forum ha stimato che sono state circa 600.000 le persone che avrebbero sofferto di tumori, soprattutto coloro che hanno assorbito la maggior dose di radiazioni.
Per proteggere l’ambiente circostanze dal contatto con l’impianto radioattivo venne poi fatto costruire il cosiddetto Sarcofago, una sorta di contenitore che impedisse il contatto con l’ambiente esterno.