Uno studio pubblicato sulla rivista Science ha confermato la teoria della Relatività generale nei pressi del buco nero al centro della Via Lattea, Sagittarius A*.
Lo studio è stato condotto da Andrea Ghez, professoressa di fisica e astronomia presso la UCLA, insieme a Tuan Do ed un gruppo di scienziati, e si basa su circa 20 anni di osservazioni effettuate sull’orbita della stella S0-2 attorno al buco nero supermassiccio Sagittarius A*. Una stella che compie un’orbita attorno a Sagittarius A* in 16 anni.
Le studio della stella S0-2 ha permesso di osservare dati molto interessanti, ad esempio il fatto che la sua velocità fosse il 2,7% della velocità della luce durante il passaggio alla distanza minima dal buco nero. Combinando alcune informazioni come la posizione e spettri della stella, non solo è stata ricostruita l’orbita tridimensionale più precisa di sempre, ma si è anche confermato l’effetto della relatività generale su un corpo soggetto a un intenso campo gravitazionale
.I ricercatori sono riusciti ad osservare il redshift gravitazionale nella luce emessa dalla stella S0-2. Si tratta di un fenomeno che misura la variazione della lunghezza d’onda di un’oda elettromagnetica, e quindi della luce, che passa a lunghezze maggiori rispetto a quelle con cui viene emessa dalla sorgente. E ciò avviene per effetto della forza di gravità di un oggetto compatto, che in questo caso è il buco nero supermassiccio Sagittarius A*.
In base alle analisi, il redshift è risultato compatibile con quello previsto per la stella in prossimità di Sagittarius A*, la cui massa è ben 4 milioni di volte maggiore quella del sole. Nonostante i risultati ottenuto, secondo Andrea Ghez c’è ancora qualcosa che dovrà essere scoperto: la teoria, infatti, “non riesce a spiegare completamente la gravità all’interno di un buco nero e ad un certo punto si dovrà andare oltre la teoria di Einstein”.