Ultimamente grazie alla serie TV “Chernobyl” prodotta dalla HBO, si è riaccesa la curiosità su ciò che è avvenuto oltre trent’anni fa. A tal proposito il turismo nella regione sembra essere aumentato esponenzialmente negli ultimi mesi.
Il disastro nucleare che ha avuto conseguenze letali per il genere umano, per la flora e la fauna dell’epoca e che ne porta le conseguenze ancora oggi. Nel documentario ufficiale prodotto dal Chernobyl Forum, “Chernobyl’s Legaxy: Health, Environmental and Socio-Economic Impacts”, sono state coinvolte più di 8 agenzie specializzate dell’ONU, e che hano fornito un ritratto generale che l’impatto dell’incidente ha avuto sull’ambiente a causa della forte presenza di radiazioni.
Dopo lo scoppio del reattore vi fu una gigantesca nube radioattiva che raggiunse numerosi Paesi: Scandinavia, Olanda, Balcani, Austria, Germania del Sud, Svizzera e Svezia e nelle zone adiacenti alla centrale in misura così eccessiva da causarne l’evacuazione.
Le aree vennero divise in quattro classi a seconda dell’entità delle radiazioni. Nella prima, la Zona di Esclusione, dovettero lasciare la loro casa oltre 135.000 perone, nella seconda area più del doppio. Nella terza area parliamo di oltre 580.000 persone evacuate.
Il culmine fu per gli oltre 4 milioni di persone che lasciarono la propria abitazione. A loro furono necessarie cure mediche e controlli periodi per il rischio di malattia e deformazioni generate dalla contaminazione radioattiva.Nei vent’anni seguenti la popolazione delle aree coinvolte si è visto dalle ricerche, che ha assorbito fra i 10 e 30 millisievert. In alcune zone si sono superati i 100. Il personale che bonificò l’area però fu esposto alle radiazioni in misura così eccessiva non ce la fece. Morirono in 28 nel corso del 1986 e altri 19 invece negli anni successivi. Tanti altri però morirono a causa del tumore alla tiroide correlato all’esposizione alle onde.
Il Chernobyl Forum ha dichiarato che più di 600.000 persone avrebbero sofferto di tumore, e quasi tutte per colpa dell’esposizione alle radiazioni causate dal famoso scoppio del reattore di mesi e anni prima. Per proteggere l’ambiente adiacente alla zona venne fatto costruire il sarcofago, per evitare appunto, il contatto con l’esterno.